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Updated: 3 hours 50 min ago

La strategia di Epic: Fortnite torna presto su iOS, ma boicotta Samsung

Fri, 07/26/2024 - 00:21

Le ultime settimane sono state molto importanti per le politiche degli app store, soprattutto in Europa. Da poco è entrato in vigore il Digital Market Act, con Apple che è stata costretta ad aprire iOS agli store alternativi in Europa. In tutto questo Epic sorride, annuncia la sua nuova strategia per gli store alternativi su iOS e Android, e boicotta Samsung.

Con un post sul suo sito ufficiale infatti, la popolare casa di sviluppo ha annunciato delle importanti novità che riguardano la strategia che seguirà nei prossimi mesi per la pubblicazione dei suoi titoli sugli store alternativi, Fortnite primo fra tutti.

Quello che ha detto Epic si può riassumere in un plauso nei confronti degli store alternativi a quelli ufficiali che stanno arrivando soprattutto su iOS.

La popolare casa di sviluppo ha infatti annunciato che Fortnite tornerà presto su iOS nell'Unione Europea, e che l'Epic Games Store arriverà su Android in tutto il mondo e su iOS nell'Unione Europea. Il tutto prevederà delle condizioni interessanti per gli sviluppatori: si parla infatti di commissioni del 12% per i pagamenti elaborati tramite lo store di Epic, e del 0% per i pagamenti di terze parti.

Ma non finisce qui: Epic ha infatti annunciato di voler portare i suoi titoli anche sugli store alternativi. Questo perché Epic crede fermamente nella maggiore concorrenza apportata dagli store di terze parti rispetto a quelli ufficiali, cosa che dovrebbe portare a una maggiore competitività dei prezzi a vantaggio di sviluppatori e utenti finali.

Questo va a vantaggio anche di Epic stessa, visto che figura anche come sviluppatore di giochi. Per queste ragioni, Epic ha annunciato che alcuni dei suoi titoli più popolari arriveranno su AltStore per iOS in Unione Europea. La casa di sviluppo ha anche riferito che presto dovrebbe arrivare lo stesso annuncio anche per altri due store alternativi per iOS.

E Samsung cosa c'entra? Per chi non lo sapesse, Samsung ha recentemente introdotto il blocco al sideload delle app sui suoi dispositivi Android. Nel nostro articolo abbiamo spiegato bene di cosa si tratta: in realtà di parla della funzione Auto Blocker, che appunto blocca l'installazione da store alternativi delle app, che con la più recente versione della One UI è attiva di default. Si tratta comunque di una funzione che è disattivabile manualmente dall'utente, almeno per il momento.

Epic non ha apprezzato la novità da parte di Samsung, e allora ha deciso di ritirare Fortnite e altri dei suoi titoli dal Galaxy Store. Si tratta per lo più di un'azione dimostrativa, che però potrebbe far capire a Samsung che aria tira nel contesto dei blocchi al sideload.

E visto che abbiamo parlato di giochi mobile ed Epic, chiudiamo l'articolo con una serie di approfondimenti che potrebbero interessarvi nello stesso contesto:

L'articolo La strategia di Epic: Fortnite torna presto su iOS, ma boicotta Samsung sembra essere il primo su Smartworld.

L’app di Netflix per Windows diventa letteralmente inutile

Fri, 07/26/2024 - 00:17

Nelle scorse ore è stata diffusa una notizia certamente non positiva per gli utenti Netflix che utilizzano Windows. L'app nativa della nota piattaforma di streaming, infatti, è stata sostituita da una nuova che non è altro che una web app del sito. Dunque, nonostante da tempo si parlasse dell'arrivo di un'app inedita, con più funzionalità, le cose sono andate diversamente. Vediamo con calma.

Dopo l'aggiornamento automatico, gli utenti hanno scoperto che l'app nativa di Netflix è stata sostituita da una web app che non include le funzionalità di prima, come la possibilità di effettuare download, il Picture in Picture ed il 5.1. Soltanto la visione in 4K dovrebbe essere salva visto che Edge è l'unico browser in grado di supportarlo Su altri browser, invece, ci sarebbero alcune limitazioni, come l'impossibilità di aumentare la definizione oltre i 720p.

Ovviamente questa notizia non ha riscosso i consensi di diversi utenti, i quali, ad esempio, su Reddit si sono lamentati soprattutto della scomparsa della funzionalità relativa ai download dei contenuti per la visione offline.

Insomma, una situazione non troppo felice, soprattutto alla luce del fatto che in passato era stato in qualche modo preannunciato l'arrivo di una nuova app Netflix su Windows. Staremo a vedere se verrà fatto qualche passo indietro oppure no.

Al momento l'unica soluzione sarebbe quella di disinstallare la web app, disattivare gli aggiornamenti automatici di Microsoft Store e reinstallare la precedente versione dell'applicazione.

Netflix rientra certamente tra le piattaforme di streaming più utilizzate dagli utenti, grazie a tanti contenuti disponibili ed a vari tipi di abbonamenti, a partire da quello più economico da 5,49 euro al mese (con pubblicità). Per chi desidera un'esperienza più premium, invece, c'è il pacchetto Standard (da 12,99€ al mese) e quello Premium (da 17,99€ al mese).

Tra l'altro, sul nostro sito ci sono tante guide/approfondimenti dedicati a Netflix, che potrebbero tornarvi utili nel caso in cui abbiate qualche problema oppure la necessità di modificare qualcosa. Tra queste, ad esempio, potete trovare

 

L'articolo L’app di Netflix per Windows diventa letteralmente inutile sembra essere il primo su Smartworld.

Benvenuto SearchGPT: il nuovo motore di ricerca che fa paura a Google

Thu, 07/25/2024 - 23:57

Oggi passa alla storia come una giornata molto importante per la branca delle ricerche sul web. Questo perché OpenAI è finalmente uscita allo scoperto lanciando SearchGPT, il nuovo motore di ricerca di ChaGPT con AI che potrebbe far tremare Google.

La novità è stata appena annunciata, anche si tratta di un lancio in fase di test per un numero ristretto di utenti e con funzionalità che dovrebbe espandersi in futuro. Andiamo quindi a vedere quali sono le principali caratteristiche di SearchGPT.

Negli ultimi anni abbiamo visto un notevole incremento dei servizi di intelligenza artificiale alla portata di tutti. E questo ha riguardato soprattutto i servizi per la generazione di contenuti, per lo più testuali e immagini. Con SearchGPT vediamo lo stesso concetto applicato alla ricerca sul web.

Il motore di ricerca per eccellenza è quello di Google, il quale potrebbe appena essersi guadagnato un rivale come non se ne vedeva da tempo. Questo perché SearchGPT non è solo un classico motore di ricerca, ma che un servizio che permette la visualizzazione dei risultati di ricerca in una maniera strutturata e contestualizzata.

Come potete vedere dall'animazione in basso, chiedere a SearchGPT di cercare informazioni su un evento musicale porta a ricevere risultati contestualizzati in base alla tipologia di evento musicale, con descrizioni e link utili per ogni risultato. Lo stesso possiamo osservare quando si cercano informazioni su quando piantare i pomodori nel proprio orto. Troviamo anche un pannello laterale tramite il quale affinare la ricerca, ponendo anche ulteriori richieste contestualizzate a quella principale.

OpenAI ha affermato di aver sviluppato SearchGPT anche in collaborazione con alcuni dei principali distributori di contenuti e notizie, soprattutto per il mercato statunitense, come il The Wall Street Journal, The Associated Press e Vox Media. Con SearchGPT, gli editori dei contenuti potranno avere il controllo su come appaiono i loro contenuti nei risultati di ricerca, e anche decidere se i propri contenuti possono entrare nei dataset di addestramento di SearchGPT.

La novità era comunque nell'aria, visto che ormai da qualche mese si parlava del possibile debutto del motore di ricerca di OpenAI. Ora questo può sfidare seriamente Google, e anche i suoi rivali più freschi come Perplexity. Sarà importante vedere come si comporterà, è ancora fresco il ricordo della colla sulla pizza suggerita dall'IA di Google.

Freniamo subito gli entusiasmi di tutti coloro che già stavano pregustando la possibilità di usare subito il nuovo motore di ricerca di OpenAI. SearchGPT è attualmente in fase di test, e questo significa che sarà accessibile soltanto a 10.000 utenti selezionati da OpenAI. Per vedere se siete tra i fortunati, non dovrete far altro che aprire questo link e unirvi alla lista d'attesa.

Se foste idonei a testare da subito SearchGPT allora riceverete un'email con le indicazioni per l'accesso. Al momento SearchGPT è gratuito per tutti coloro che possono accedervi. Non ci sono annunci pubblicitari, e quindi ci aspettiamo che forme di abbonamento arriveranno non appena SearchGPT verrà lanciato su larga scala.

Non abbiamo dettagli su quando questo avverrà. Ovviamente seguiremo con attenzione i prossimi sviluppi per tenervi aggiornati.

Chiudiamo questo articolo con qualche approfondimento che potete concedervi se siete interessati al nuovo mondo dell'intelligenza artificiale:

L'articolo Benvenuto SearchGPT: il nuovo motore di ricerca che fa paura a Google sembra essere il primo su Smartworld.

Le perdite di Amazon con Alexa sono così ingenti che l'abbonamento in arrivo potrebbe essere un problema

Thu, 07/25/2024 - 18:37

Alexa, l'assistente vocale di Amazon, è ormai in milioni di case in tutto il mondo, complici anche le regolari e molteplici promozioni sugli speaker Echo, e il fatto che sono ormai 10 anni che Amazon cerca di venderceli.

Eppure, proprio per Amazon, i suoi smart speaker sono un buco nero mangia miliardi, il che ci ricorda che non tutte le ciambelle riescono sempre col buco.

Amazon ha fatto con gli Echo quello che già aveva fatto con i Kindle, senza considerare che sono due tipi di dispositivi molto diversi. Chi compra un ebook reader di Amazon ha infatti buone probabilità di acquistare poi degli ebook, generando ulteriori introiti per l'azienda.

Quando Jeff Bezos lanciò i suoi smart speaker, l'idea era quella di renderli il più ubiqui possibile, anche a costo di venderli (quasi) in rimessa. L'aspettativa era quella che poi gli utenti avrebbero fatto acquisti tramite Alexa, ma invece la maggior parte usa solo le funzioni gratuite, come sveglie, meteo e canzoni, senza fare shopping online.

Qualcuno magari si sarà abbonato ad Amazon Music, ma nonostante ciò, secondo quanto riportato dal The Wall Street Journal, si è generato un enorme buco da 25 miliardi di dollari, solo tra il 2017 e il 2021. Questo include tutti i dispositivi Amazon, per la verità, quindi anche Kindle, Fire TV Stick, e altri.

E cosa succede, di solito, quando un'azienda va così tanto in perdita? Che cerca qualcuno a cui far pagare il conto.

Ne avevamo già parlato in precedenza, quindi la notizia non giunge certo inaspettata: Amazon sta lavorando a una nuova versione del suo assistente vocale, chiamata "Remarkable Alexa", che non sarà completamente gratuita.

Questa nuova Alexa a pagamento includerà funzionalità avanzate e utilizzerà (ovviamente) l'intelligenza artificiale generativa nel tentativo di offrire qualcosa di più all'utente.

L'idea sarebbe quella di servizio in abbonamento, il cui prezzo però è ancora in fase di definizione. Certo è che per compensare tutti quei miliardi di perdita che ne vorranno parecchie di sottoscrizioni!

Il lancio sarebbe previsto a breve, forse anche a brevissimo (entro fine luglio), sebbene non siamo pronti a metterci la mano sul fuoco. In ogni caso è solo una questione di quando, non di se.

Considerando però la grande quantità di abbonamenti digitali che già ci sono oggigiorno (Netflix, Spotify, e affini, per non parlare dello stesso Amazon Prime) bisogna che Remarkable Alexa sia davvero "rimarchevole" per giustificare un'ulteriore sottoscrizione, e il problema non ci sembra di facile soluzione. Siamo però altrettanto sicuri che Amazon ci proverà, resta solo da scoprire quale sarà la reazione da parte degli utenti.

Quale che sia il futuro di Alexa, siccome noi tutti probabilmente ne abbiamo già uno, ecco alcuni articoli utili per usare questi smart speaker al meglio.

L'articolo Le perdite di Amazon con Alexa sono così ingenti che l'abbonamento in arrivo potrebbe essere un problema sembra essere il primo su Smartworld.

Tutto quello che ancora non sapevamo dei Pixel 9, gli smartphone Google più iPhone di sempre

Thu, 07/25/2024 - 17:44

Google prepara il lancio della serie Pixel 9 per il 13 agosto, ma i continui leak vogliono proprio rovinargli la festa, e quello di oggi è davvero bello grosso. Abbiamo infatti ben 14 immagini promozionali ufficiali, che fanno luce su un sacco di funzioni e caratteristiche di Pixel 9, Pixel 9 Pro, Pixel 9 Pro XL e Pixel 9 Pro Fold.

In più, come se non bastasse, ci sono anche 15 immagini stampa di Pixel 9 Pro XL in tutte le sue 4 colorazioni, e da certe angolature sembra proprio di guardare un iPhone, nel bene e nel male. Fan dei Pixel, mettetevi comodi: sarà un bel viaggio!

Grazie alle numerose immagini che riproponiamo qui sotto, pubblicate in esclusiva da 91Mobiles, abbiamo la conferma di tantissimi dettagli sui prossimi smartphone di Google.

Partiamo dalla confezione: telefono, cavo USB-C e pin per estrarre la SIM. Nessuna sorpresa quindi, ovvero niente caricabatterie, a dispetto del fatto che questa volta le velocità di ricarica dovrebbero aumentare.

Per quanto riguarda le specifiche principali, a dispetto del fatto che ci saranno 4 modelli, in realtà è come se ce ne fossero 3, perché Pixel 9 Pro e 9 Pro XL sono tecnicamente identici, al netto di schermo (6,3 e 6,8 pollici) e batteria. E sempre di 6,3'' sono anche Pixel 9 e Pixel 9 Pro Fold (quest'ultimo in relazione al display esterno ovviamente, mentre quello interno misura 8 pollici; ma questo lo sapevamo già)

Tutti i Pixel 9 avranno lo stesso processore, il Tensor G4, che Google chiama "game changing" (ma in realtà non ci aspettiamo che sia niente di mai visto). Cambia invece il quantitativo di RAM: 12 GB su Pixel 9, 16 GB su tutti gli altri modelli.

Per quanto riguarda le fotocamere ci sono invece diverse differenze. I Pixel 9 Pro scatteranno selfie a ben 42 megapixel, mentre Pixel 9 e Fold si fermeranno intorno ai più classici 10 megapixel. Le fotocamere posteriori sono invece da 50 megapixel (la principale) e 48 megapixel (grandangolo), mentre lo zoom (presente su Pixel 9 Pro e XL) sarà sempre da 48 megapixel; Pixel 9 Pro Fold avrà invece 48+10,5+10,5 MP.

Ci sono poi un sacco di funzioni già note, da Cerchia e Cerca a Gemini, che ovviamente avrà un ruolo chiave sui nuovi smartphone di Google, tanto che è confermata la promozione che regala un anno di Gemini Advanced con l'acquisto di qualsiasi Pixel 9 (solo su modelli comprati sul Google Store e attivati entro il 31 ottobre 2025, quindi c'è tutto il tempo!).

Tra le novità c'è Pixel Screenshot, "aiuta a salvare informazioni che vuoi ricorcare per dopo, come eventi, luoghi o altro" (ne avevamo già parlato più dettagli qui). Si parla anche di funzioni legate alla sicurezza, sia per prevenire phishing, scam o altro, che per la sicurezza personale (incendi, alluvioni). E ovviamente rimangono i 7 anni di aggiornamenti, dalla data di lancio del telefono, che sono al vertice della categoria oggigiorno.

No, non è un provocazione. Guardando le immagini qui sotto, soprattutto quelle di profilo (credit AndroidHeadlines), non possiamo non pensare a un iPhone! Al netto delle fotocamere posteriori, che hanno una loro identità, la scocca metallica così netta, gli angoli stondati, la silhouette: sono o non sono quelle del telefono della mela?

Qualcuno dirà che sempre di smartphone si tratta, e bene o male lo spazio è quello, ma rimaniamo dell'idea che una certa ispirazione ci sia stata, soprattutto perché con i modelli precedenti non era così, quindi si è trattato di un cambiamento più che volontario.

Al netto di quello, non migliora troppo la situazione "colori", che rimane piuttosto piatta. Bianco, nero, grigio e rosa, in estrema sintesi. In tanti anni Google non è ancora riuscito a trovare la quadra, proponendo di volta in volta nuove tonalità che poi vengono scartate con la generazione successiva di Pixel. E sinceramente nessuna di quelle qui sotto ci sembra fatta "per durare". Siamo troppo critici?

Detto questo, l'hype per i Pixel 9 è senz'altro elevato, e con loro ci saranno anche Pixel Watch 3 e Pixel Buds Pro 2, quindi prima di chiudere vogliamo elencare alcune guide particolarmente utili a chi abbia un Pixel, o voglia acquistarne uno a breve.

L'articolo Tutto quello che ancora non sapevamo dei Pixel 9, gli smartphone Google più iPhone di sempre sembra essere il primo su Smartworld.

Troppa tecnologia in auto distrae dalla guida? Un nuovo studio lancia l'accusa

Thu, 07/25/2024 - 16:46

In questo periodo all'insegna delle vacanze estive, Assurance Prévention, l'associazione di France Assureurs, ha condotto uno studio sui fattori che possono condizionare l'attenzione degli automobilisti durante la guida. Le indagini sono state condotte tramite un simulatore, abbinato ad un monitoraggio dello sguardo del conducente. 

Lo studio ha visto la partecipazione di 27 soggetti, ognuno dei quali ha effettuato 3 viaggi di oltre 100 km su un simulatore di guida. In alcuni momenti, gli automobilisti guidavano secondo le loro abitudini mentre in altri erano condizionati da alcuni elementi di distrazione (visivi, fisici e cognitivi). A riguardo, un sistema di eye-tracking ha consentito di seguire il movimento dello sguardo e delle pupille e dunque di ottenere un'analisi precisa.

Entrando nei particolari, nella prima fase, ovvero quando gli automobilisti sono stati lasciati liberi, il 76%di essi ha utilizzato un elemento di distrazione, come lo smartphone oppure il touchscreen dell'infotainment dell'auto. A questo proposito, secondo lo studio comporre un numero di telefono durante la guida richiede 35 secondi di attenzione cumulativa, durante i quali lo sguardo del conducente si alterna tra strada e display.

Inoltre, come già si poteva intuire, l'utilizzo di questi elementi ha un impatto diretto sulla traiettoria delle auto. Difatti, l'uso di un distrattore moltiplica per 13 il tempo trascorso a fare deviazioni.

L'uso di distrattori, poi, impedisce ai conducenti di utilizzare tutti i controlli dediti alla sicurezza, come gli specchietti retrovisori e, infine, aumentano il tempo di reazione dei conducenti di circa il 60% (da 1,25 secondi in media in una situazione di guida senza distrattore a 2 secondi).

Éric Lemaire, vicepresidente di Assurance Prévention, ha spiegato come è nato questo studio: "Quando guidi, hai bisogno di una concentrazione molto forte, non puoi fare altro. Tuttavia, vediamo che troppi francesi inviano SMS, guardano le notifiche o telefonano durante la guida. Per la prima volta, uno studio analizza scientificamente le conseguenze di questi comportamenti".

Per sensibilizzare gli automobilisti francesi ad una guida più sicura, è stata avviata una campagna di sensibilizzazione dal claim "E se trasmettessimo l'atteggiamento giusto?". Si tratta di una serie di spot - trasmessi in TV, radio e sui social - che si pongono l'obiettivo di far comprendere ulteriormente agli automobilisti l'importanza di evitare qualsiasi distrazione durante la guida.

Parlando di automobili, è opportuno indicare alcune delle nostre guide dedicate all'universo automobilistico, il cui approfondimento può tornare sicuramente utile. Tra queste, ad esempio, troviamo:

L'articolo Troppa tecnologia in auto distrae dalla guida? Un nuovo studio lancia l'accusa sembra essere il primo su Smartworld.

Il rischio che l'IA impari dall'IA potrebbe generare un collasso

Thu, 07/25/2024 - 16:25

Negli ultimi anni abbiamo visto un'esplosione di servizi e strumenti per avere l'intelligenza artificiale sempre a portata di mano, e soprattutto di tutti. Ma dopo qualche tempo di uso intensivo, emerge un rischio non indifferente. Il fatto che le IA possano imparare da loro stesse, potrebbe generare un collasso del loro apprendimento.

Recentemente infatti è stato pubblicato un interessante studio scientifico che indaga come le intelligenze artificiali potrebbero presto entrare in un circolo vizioso.

Lo studio che abbiamo menzionato sopra è stato condotto un gruppo di ricerca dell'università di Oxford, e pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Nature. La ricerca indaga come le intelligenze artificiali possano collassare se iniziassero ad apprendere da loro stesse.

Si tratta di un problema sicuramente affrontato in precedenza: il collasso per un apprendimento errato è stata da sempre una delle preoccupazioni per chi si occupa di modelli generativi. Il collasso deriverebbe dall'apprendimento dell'IA alimentato da contenuti generati dalle stesse IA. Questo porterebbe a un circolo vizioso che alla lunga danneggerebbe l'accuratezza dei contenuti generati dalle IA.

Fino a qualche anno fa, il web era pieno di contenuti, alcuni discutibili, altri non credibili, altri non accurati. L'elemento in comune che caratterizzava tali contenuti era la sorgente umana. Ora non è più così: negli ultimi anni le IA vengono usate su larga scala da milioni di persone, e ogni giorno i contenuti da esse generate rimbalzano sul web.

Questi contenuti, sempre più ricchi di contributo che arriva dalle IA, non giova al nuovo apprendimento delle IA. Questo è stato dimostrato dallo studio che abbiamo menzionato sopra. I ricercatori infatti hanno addestrato l'IA con contenuti generati dall'IA stessa, in maniera ricorsiva, ovvero per diverse volte. E il risultato è stato un peggioramento della qualità dei contenuti generati ciclo dopo ciclo di addestramento.

Al punto che l'IA era diventata davvero poco "intelligente", generando testi con frasi molto ripetute, o addirittura arrivando al punto di non saper più distinguere tra una chiesa e una lepre.

Questo apre la discussione su un tema importante: coloro che sviluppano IA, e soprattutto coloro che lo fanno su larga scala come le principali aziende tecnologiche, devono sposare una politica di trasparenza in merito ai dati che usano per addestrare i loro modelli generativi. Questo renderebbe possibile mantenere sempre una certa soglia di qualità delle IA, anche in termini di addestramento. 

Il tema dell'intelligenza artificiale è molto caldo, se volete approfondire vi lasciamo qualche guida interessante qui sotto:

L'articolo Il rischio che l'IA impari dall'IA potrebbe generare un collasso sembra essere il primo su Smartworld.

C'è un Fallout che non avete ancora giocato, ed è disponibile da ora!

Thu, 07/25/2024 - 16:20

Anche grazie alla serie TV e, in misura minore, alla recente espansione dedicata a Magic: The Gathering, è esplosa nuovamente la Fallout Mania. Lo show televisivo pubblicato tutto in una volta sola su Prime Video ha permesso non solo ai fan della saga ma anche a tanti altri milioni di spettatori di calarsi nel mondo post-apocalittico di Bethesda. Certo, il primo impatto non è così "semplice": capire il mood di Fallout non è banale, tra scene splatter, musiche anni '50 e '60 e uno strano mix di tecnologia e arredamento che lascia oltremodo spiazzati. Se avete giocato un capitolo qualsiasi della saga vi sentirete a casa, tant'è che la reazione di tanti spettatori già "navigati" è stata quella di riprendere in mano Fallout 3, Fallout New Vegas e Fallout 4 e tornare a esplorare la Zona Contaminata. Quelli che invece non lo hanno mai giocato in nessuna delle sue tante incarnazioni, presi da curiosità, potrebbero aver acquistato uno dei capitoli più recenti. Su Steam praticamente tutti i capitoli 3D (esclusi quindi il 1°, il 2° e Tactics) sono in cima alle classifiche dei più venduti, ulteriore riconferma della Fallout Mania che imperversa. C'è però un capitolo che neanche i fan storici della serie hanno mai giocato su cui è possibile mettere le mani a partire dal 25 luglio 2024.

Bethesda non ha annunciato Fallout 5, né tanto meno sembrerebbe pronta a farlo. Di progetti in cantiere già ce ne sono, e nonostante siano già passati anni dall'acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft, ci sono ancora "turbolenze interne" che potrebbero addirittura farci attendere più del previsto. E allora di cosa si tratta? I più esperti lo avranno capito dall'immagine di copertina: Fallout London!

Fallout London non è un gioco stand alone acquistabile "normalmente". Si tratta a tutti gli effetti di una mod scaricabile per Fallout 4. Ci sono due ulteriori requisiti: oltre a Fallout 4 dovete avere anche tutti i DLC rilasciati da Bethesda e poi, essendo una mod enorme (fra i 30 e i 40 GB), è dedicata al momento solo alla versione PC del celebre RPG.

Per quanto riguarda il primo punto, potete risolvere facilmente acquistando la GOTY Edition, che include Fallout 4 e i DLC Automatron, Wasteland Workshop, Far Harbor, Contraptions Workshop, Vault-Tec Workshop e Nuka-World, a  39,99€ su Steam. Su GOG è decisamente più conveniente: 15,99€.

C'è un altro requisito. Se avete l'edizione Steam dovete seguire delle istruzioni specifiche indicate qui. Se avete la versione GOG, ci sono 4 passaggi da seguire:

  1. Installate la versione inglese di Fallout 4: GOTY Edition via GOG GALAXY e disabilitate i salvataggi su Cloud
  2. Scaricate Fallout London da GOG gratuitamente
  3. Installate Fallout London da GOG Galaxy e lanciatelo
  4. Seguite le istruzioni dettate dal launcher

 

Acquista su Steam

ACQUISTA SU GOG

Cos'è insomma Fallout London? Abbiamo capito che è una mod, ovvero un contenuto scaricabile da aggiungere al gioco. La cosa bella è che non è una classica mod con qualche contenuto aggiuntivo, bensì una sorta di enorme DLC che proietta l'esperienza di gioco nella Londra post apocalittica. La mappa che potremo esplorare è grande quanto il Commonwealth di Fallout 4 più tutta la zona del DLC di Far Harbour. Non cambia solo l'ambientazione: nel Regno Unito non c'è la Vault-Tec, e non c'è neanche il virus FEV che, nel mondo di Fallout, ha causato l'arrivo di Super Mutanti, Deathclaw o simili. In compenso ci sono varie fazioni di sopravvissuti che ci daranno del filo da torcere (se ne parla qui), e in generale un'esperienza di gioco tutta nuova con personaggi, missioni, armi e dialoghi inediti. A livello storico, London è ambientato nel 2237, tra gli eventi di Fallout 1 e 2 quindi.

Sito ufficiale

Un bel niente! Non è un DLC classico: si tratta, appunto, di una mod sviluppata dal Team FOLON, un gruppo indipendente composto da professionisti del settore, modder o persone che sviluppano per hobby che si è riunito con l'obiettivo di creare un qualcosa di completamente diverso dal solito. Bethesda non ha mai preso parte al progetto, né tanto meno vi si è opposta. Anche perché, a dirla tutta, non ci sono motivi per opporsi: si tratta di una mod, ovvero un add-on per il gioco come già ce ne sono tanti, che sfrutta materiale inedito e che richiede il gioco base più i DLC per essere giocato. In ogni caso quindi Bethesda ci guadagna, visto che Fallout London non fa altro che portare nuova linfa vitale al gioco del 2015.

È tanto tempo che si parla di Fallout London. Essendo un progetto portato avanti da appassionati, l'attesa è stata lunga, ma è finalmente giunta al termine. Il Team FOLON aveva annunciato il lancio della mod per il prossimo 23 aprile. Peccato che ci sia messa di mezzo Bethesda!

No, il publisher non ha messo i bastoni fra le ruote al Team FOLON per impedirgli di lanciare la mod. Semplicemente fu annunciato l'aggiornamento "Current Gen" per Fallout 4 che ha portato con sé diverse novità per la versione console e miglioramenti anche per quella PC. Fra questi ci sono il supporto al widescreen, miglioramenti per le quest e anche una missione nuova di zecca incentrata sull'Enclave.

Di conseguenza il team di sviluppo di Fallout London si è visto obbligato a rimandare l'uscita di Fallout London. Il lancio effettivo è avvenuto il 25 luglio 2024, con qualche mese di ritardo quindi, ma neanche troppi a dirla tutta.

Scaricate Fallout London gratis

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La prima beta di One UI 7 con Android 15 arriverà prestissimo, con funzionalità ispirate ad Apple

Thu, 07/25/2024 - 15:26

Dopo tante indiscrezioni e dettagli, sembrerebbe che nella prossima settimana verrà lanciata la prima beta di Android 15 con One UI 7 per Samsung. Si tratta di un update che introdurrà diverse novità, sia all'interfaccia che alle funzionalità.

Tra le modifiche, nuove icone, modifiche alla schermata iniziale ed a quella di blocco, nonché un restyling dell'app Fotocamera. Inoltre, sembrerebbe che la società coreana stia lavorando anche all'implementazione di funzionalità simili alla Dynamic Island e alle Live Activities di Apple.

Secondo Max Jambor, Samsung rilascerà la prima beta di Android 15 con One UI 7 lunedì 29 luglio, in anticipo di due settimane rispetto a quanto avvenuto l'anno scorso con la One UI 6. Sembrerebbe che questo pacchetto debutterà prima negli Stati Uniti ed in Corea.

Dunque, se questa notizia venisse confermata, è lecito ipotizzare che nei prossimi mesi verranno lanciate una serie di versioni beta, seguite poi dalla versione definitiva verso settembre/ottobre. L'update, tra l'altro, dovrebbe debuttare prima sui dispositivi della gamma Galaxy S24 per poi arrivare sugli altri (pieghevoli inclusi). Tuttavia, non si hanno certezze ufficiali e non è raro il fatto che Samsung rinvii all'ultimo i suoi aggiornamenti beta.

In attesa di sviluppi, Google, il 18 luglio, ha lanciato sui suoi Pixel la quarta beta di Android 15, che include poche novità e tante risoluzioni di bug. La versione finale dovrebbe arrivare il 13 agosto, quando verranno svelati i nuovi Pixel 9.

Parlando di Android 15, è certamente utile indicare alcune delle nostre guide sul sistema operativo di Google per dispositivi mobile. Eccone alcune:

 



 

L'articolo La prima beta di One UI 7 con Android 15 arriverà prestissimo, con funzionalità ispirate ad Apple sembra essere il primo su Smartworld.

C'è una tempesta solare in arrivo e secondo la NASA potrebbe causare dei blackout: c'è da preoccuparsi?

Thu, 07/25/2024 - 14:31

Quando si sente che sta arrivando una tempesta solare, si pensa immediatamente alla possibilità di problemi alle apparecchiature elettroniche, e infatti la NASA ha diramato un avviso di pericolo di blackout dopo aver registrato un'attività solare chiamata brillamento solare freddo

Andiamo a scoprire perché e che rischi ci sono per i nostri dispositivi.

Essendo una enorme palla di gas caldo caricato elettricamente che si muove, il Sole genera un potente campo magnetico che attraversa dei cicli, chiamati cicli solari, della durata di 11 anni.

Durante un ciclo, il numero di macchie solari aumenta fino a raggiungere il massimo intorno a metà (massimo solare), per poi diminuire (minimo solare), e infatti per tracciare i cicli solari si conta il numero di macchie. Alla fine del ciclo, il campo magnetico del Sole si inverte, il che significa che i poli nord e sud si scambiano posto.

Tutto questo ha un altro effetto: i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale, che aumentano durante il ciclo solare e che inviano potenti raffiche di energia e materiale nello spazio, le tempeste solari.

È interessante notare che i brillamenti solari sono classificati, in base alla potenza nei raggi X, in cinque classi in ordine crescente di potenza: A, B, C, M e X. Ogni classe, che è dieci volte più potente della precedente, è ulteriormente suddivisa linearmente in 9 classi, numerate da 1 a 9.

I brillamenti X e M irradiano energia abbastanza potente da influenzare la Terra, dove i loro impulsi elettromagnetici possono causare problemi a comunicazioni e interruzioni elettriche, o effetti piacevoli come bagliori nel cielo, le aurore. 

I problemi alle apparecchiature sono dovuti al fatto che le radiazioni, colpendo l'atmosfera terrestre, la ionizzano, rendendo l'aria più densa. In queste situazioni, le onde radio fanno più fatica a passare, da qui i problemi alle comunicazioni, oltre agli effetti sul campo geomagnetico. Non solo, ma l'aumento di densità potrebbe causare anche lo spostamento dei satelliti dalla loro orbita.

Il Solar Dynamics Observatory della NASA ha individuato due giorni fa un brillamento solare che secondo il NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) presenta una probabilità del 60% di causare blackout questa settimana.

Come abbiamo visto, i brillamenti solari sono divisi in più classi. Quello oggetto dell'allerta è di tipo M1 ed è definito "freddo", in quanto arriva a 20.000 °C, contro i brillamenti caldi, meglio compresi, che arrivano a 80.000°C. 

Quali sono i rischi? Secondo il NOAA, c'è una probabilità del 60% che nelle prossime 24 ore si presentino ulteriori brillamenti di livello medio o comunque di classe M, e del 15% che si verifichi un brillamento di classe X. Stando a quanto riportato, questo potrebbe causare un blackout radio in tutto il mondo.

Nelle ultime 24 ore, almeno sei brillamenti solari di classe M hanno causato interruzioni radio a livello internazionale, tra cui un brillamento M1 che ha causato blackout radio in alcune parti dell'emisfero occidentale e tre blackout in Asia. 

Il più grande di questi eventi è stato un bagliore di classe M3.2- che ha portato a un blackout radiofonico nel Pacifico domenica tardi, secondo lo Space Weather Forecasting Center dell'Università di Atene.

Nel complesso, però, questi eventi non sono preoccupanti. Anzi, intervistata a Radio 3 Scienza, Clementina Sasso, astrofisica solare all'Osservatorio astronomico INAF di Capodimonte, ha dichiarato di essersi sorpresa per il clamore mediatico dedicato all'evento, in quanto una settimana fa era avvenuto un brillamento simile. 

Secondo gli scienziati, infatti, questi eventi sono molto meno preoccupanti di quanto potrebbe succedere nel 2025, quando il Sole raggiungerà il massimo solare e sono previste tempeste solari molto più potenti, e anche solo di quanto avvenuto a maggio 2024.

Due mesi fa ci sono stati infatti una serie di brillamenti solari capaci di 173.000 terawatt di energia solare. Colpendo la Terra, hanno causato problemi ai satelliti GPS e bloccato numerose attrezzature utilizzate in agricoltura nel Midwest degli Stati Uniti (qui sotto potete vedere il video diffuso dalla NASA).

Se ti interessano la scienza o le notizie relative all'energia, dai un'occhiata anche a questi nostri altri approfondimenti. 

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Android non fa breccia nel 2024: mai così tanti erano passati ad iPhone negli ultimi 5 anni

Thu, 07/25/2024 - 12:49

Ormai da anni, Apple è solita rilasciare i suoi nuovi iPhone durante il mese di settembre, e la concorrenza Android si è adeguata. Samsung, Xiaomi e la maggior parte degli altri produttori lanciano infatti i propri top di gamma durante la prima metà dell'anno, che logicamente vede un incremento di adozione di Android, frenato poi in autunno dall'arrivo dei nuovi iPhone di turno.

Ebbene, nel 2024 le cose non stanno andando così, e questa non è chiaramente una buona notizia per il sistema operativo di Google.

Secondo una ricerca pubblicata da Consumer Intelligence Research Partners, nel trimestre aprile-giugno 2024 c'è stato un record di switch da Android ad iPhone. Ben il 17% degli acquirenti di iPhone veniva da Android: la percentuale più alta degli ultimi 5 anni.

Attenzione però, questa non è per forza di cose un'ottima notizia per Apple. A trainare le vendite non sarebbe stata la serie iPhone 15, quanto piuttosto i modelli precedenti, fino anche ad iPhone SE.

La motivazione è piuttosto semplice e intuitiva: il prezzo. Chi viene da Android probabilmente non vuole spendere troppo (nella maggior parte dei casi almeno). Inoltre ciò vuol dire anche che la percentuale di già utenti iPhone che hanno cambiato modello è calata, ovvero che i vecchi iPhone vengono mantenuti più a lungo, altra cosa che non per forza farà piacere ad Apple, che ha sempre avuto buoni ritorni proprio dai suoi già clienti.

Vedendola invece dal punto di vista di Android, forse i top di gamma presentati finora nel 2024 non sono stati sufficientemente attraenti per gli utenti, il che non lascia ben sperare per la seconda metà dell'anno, quando arriveranno gli iPhone 16. O forse Apple è riuscita a conquistare il pubblico anche con altri prodotti (iPad, MacBook), e acquistare un iPhone a quel punto è diventato un passaggio quasi naturale.

È insomma un paradossale caso nel quale entrambi i contendenti hanno ragioni per lamentarsi comunque, anche se poi tra queste stime e i numeri ufficiali (che non sapremo mai di preciso) può facilmente esserci un buon margine. E non staremo qui ad aprire una lunga parentesi sulla stagnazione del mercato smartphone, sulla scarsa innovazione, e bla bla bla. Certo è che se le novità sono come questa c'è poco da rallegrarsi.

Apple e Google devono ancora calare i propri assi per il 2024, quindi anziché stare a puntare il dito su chi ha già comprato cosa, guardiamo invece quello che ci attende nei prossimi mesi.

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La IA più potente al mondo è quella di Elon Musk?

Thu, 07/25/2024 - 12:37

Elon Musk è una figura sempre più centrale nel settore della tecnologia (e non solo). Dopo le auto elettriche, Starlink e i robot umanoidi, Musk si è tuffato ufficialmente nell'intelligenza artificiale. Ora apprendiamo che la IA più potente al mondo potrebbe essere proprio quella di Elon Musk.

Nelle ultime ore infatti il patron di xAI, ovvero la startup fondata da Elon Musk proprio per occuparsi di intelligenza artificiale, ha annunciato l'avvio del training di quella che ha definito il training cluster AI più potente del mondo.

Tutto è iniziato con l'inizio delle operazioni da parte del supercomputer di xAI, il quale si trova a Memphis. Questo supercomputer dovrebbe contare su una potenza senza precedenti. Il team di xAI infatti ha collaborato con NVIDIA per implementare 100.000 GPU H100 raffreddate a liquido su un singolo RDMA. E sarebbe proprio questa configurazione che secondo Musk dovrebbe conferire al training cluster una potenza senza precedenti al mondo.

Chiaramente quanto appena emerso è frutto delle dichiarazioni di Musk, e non sarebbe supportato da particolari dettagli tecnici. Non sappiamo quindi in base a quale parametro oggettivo questo training cluster per l'IA sia stato definito il più potente al mondo. E qualche dubbio potrebbe sorgere, anche considerando i recenti problemi sorti con l'addestramento di Grok, il chatbot di xAI.

In ogni caso, tutta questa potenza ha bisogno di energia. E se si parla di IA più potente al mondo, deduciamo che l'energia necessaria sarà ingente. Se lo stanno domandando anche i residenti di Memphis, dove il supercomputer di xAI è stato installato per operare alla massima potenza.

Ci si chiede infatti se il fabbisogno di energia elettrica della nuova xAI non possa far andare in crisi il sistema elettrico locale. Le autorità hanno riferito che xAI si è stabilita in edifici già esistenti, allacciati alla rete elettrica secondo fabbisogni commerciali standard. Cosa che potrebbe non bastare considerando le attività di xAI.

Per questo l'azienda avrebbe un piano di backup, costituito da una flotta di 14 generatori a gas naturale VoltaGrid che forniscono energia supplementare al cluster di computer di Memphis. In attesa di un accordo con la società elettrica locale.

Se vi state appassionando al tema dell'intelligenza artificiale, allora vi lasciamo una serie di approfondimenti interessanti:

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Con iPhone le chiamate di emergenza diventeranno videochiamate (e in Italia?)

Thu, 07/25/2024 - 12:01

Su iOS 18 c'è una nuova funzione di cui non si è parlato molto, ma che potrebbe letteralmente salvare delle vite: parliamo dell'Emergency SOS Live Video, ossia di una nuova modalità per comunicare con i soccorsi tramite videochiamata. È una novità davvero rilevante, che in particolari occasioni potrebbe fare davvero la differenza, permettendo agli operatori di avere un'idea molto più chiara della situazione in cui si trova la persona che ha bisogno di aiuto. In un primo momento, Emergency SOS Live Video sarà disponibile solo negli USA, tramite due piattaforme partner del 911, RapidSOS Unite e Prepared.

La nuova funzione è parte integrante di SOS Emergenze di iPhone, ossia la modalità di emergenza che si attiva trascinando l'apposito slider che appare dopo aver tenuto premuto tasto di accensione e volume + (la stessa da cui si spegne l'iPhone). Fino a ora, SOS Emergenza si limitava a chiamare il numero nazionale dei soccorsi e trasmettere la posizione geografica della persona in difficoltà, mentre con Live Video potrà accedere alla videocamera in tempo reale, ma l'utente potrà anche condividere foto e video già salvati sul proprio iPhone.

Anche se al momento questa nuova funzione di iPhone è disponibile solo negli Stati Uniti, in Italia non siamo messi male: a febbraio, infatti, è stato presentato anche nel nostro paese il servizio SOS in videochiamata del 112. Funziona in modo un po' diverso rispetto a quello integrato su iPhone e richiede che l'utente clicchi su un link che riceve via SMS. Una volta aperto il link, tramite browser, gli operatori del 112 potranno accedere alla fotocamera in tempo reale e l'utente potrà condividere foto e video già scattati.

Questa nuova modalità di assistenza ha debuttato a febbraio in fase di test nel Friuli Venezia Giulia, ma prossimamente verrà attivata su tutto il territorio nazionale.

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Pininfarina Hybrid Watch, la nostra prova: l'orologio smart che deve piacere

Thu, 07/25/2024 - 11:42

Il punto cardine di questo Pininfarina Sintesi Hybrid Watch è l'aspetto. Potremmo guardare per ore questo orologio e continuare a pensare che sia il più bello, fra tutte le categorie di watch con una qualche funzione smart che abbiamo mai provato. È realizzato in acciaio inossidabile, frontalmente abbiamo un vetro zaffiro e il cinturino è in vera pelle italiana. Questa versione Sintesi, che è una seconda generazione per Pininfarina, va ad alleggerire la cassa, con un design che segue maggiormente le forme del quadrante che si protende soltanto alle estremità per gli agganci del cinturino. Sul lato destro, quasi a contrasto, sono ben visibili i pulsanti. Due sono cilintrici mentre quello centrale è una corona che può anche essere ruotata ed è lo strumento con cui potrete navigare nel menù.

Posteriormente abbiamo ovviamente tutti i sensori, fra cui quello per il battito cardiaco e quello per l'ossigenazione del sangue. Questi sensori, assieme agli accelerometri possono misurare anche l'attività giornaliera e il sonno, calcolando anche le calorie bruciate e i chilometri percorsi. All'interno non ha un GPS, ma può sfruttare quello dello smartphone nel caso abbiate avviato una sessione di attività fisica all'aperto. Una nota: a nostro parere il vetro è un po' troppo riflettente e, benché con tanta luce sarà comunque sempre possibile leggere l'ora e il piccolo display, avremmo preferito un vetro di una maggior trasparenza.

Il quadrante nella nostra versione è nero: una via di mezzo fra una finitura lucida e una opaca. Ai lati ci sono i segni per le ore che, come le lancette, sono fluorescenti. Non c'è la lancetta dei secondi. Il mini quadrante in basso può essere configurato dall'app per vari scopi. Nel mio caso ho scelto di indicare la percentuale di passi compiuti durante il giorno in rapporto all'obiettivo fissato.

Premendo il tasto centrale si riaccende il piccolo display OLED superiore. Questo mostra l'orario in versione digitale e la data. Non appena si scorre la corona per navigare fra i menù le lancette si spostano per lasciare ben visibile il display nel caso queste fossero sopra. Ci vuole un movimento deciso sulla rotellina e non è possibile scorrerla per errore. Abbiamo il cronometro, il timer e la sveglia. Queste purtroppo non possono essere configurate dall'orologio, ma solo dallo smartphone. Abbiamo poi un menù per il meteo e uno per la salute, dove troviamo il menù per misurare il battito cardiaco, quello per l'ossigenazione del sangue e gli esercizi di respirazione.

Il battito cardiaco può comunque essere rilevato durante tutto il giorno e l'ossigenazione invece durante il sonno. Ritrovate tutto nell'applicazione, che mostra queste informazioni in modo estremamente chiaro e ha delle sezioni diverse per ogni circostanza. Non vi aspettate però i dati precisi e dettagliati che potreste trovare in uno smartwatch. Qui abbiamo solo le informazioni essenziali, per quanto precise e mostrate con chiarezza.

L'applicazione al momento della prova ha qualche problema con il mostrare le traduzioni e pertanto abbiamo scelto di utilizzarla impostando lo smartphone in inglese. Siamo sicuri che verrà risolto a breve con degli aggiornamenti dell'app stessa.

Possiamo poi tracciare alcuni sport, come la camminata, il tapis roulant, la corda, la corsa, l'ellittica, il calcio e ancora altri. Non è purtroppo comodissimo con la rotellina scorrerli tutti per trovare il proprio preferito. Si può impostare il tasto in basso per avviare una funzione specifica (come il tracciamento dello sport) ma non uno sport in particolare. Il tasto in alto invece serve per tornare indietro. Infine possiamo controllare lo scatto della fotocamera da remoto (ha funzionato alla perfezione su S24 Ultra) o la musica. Se pensate di usare spesso questa meglio metterla come scorciatoia sul tasto fisico.

In più si può scegliere anche di mostrare le notifiche dello smartphone sul piccolo display. Ovviamente è facile immaginare che non sarà possibile visualizzare molto delle informazioni su quel piccolo display ma può comunque tornare molto utile se si limita il numero di app che possono inviare le notifiche solo a quelle più importanti.

Pininfarina Hybrid Watch ha un'autonomia strepitosa, visto che si parla di oltre due settimane nella nostra prova. In confezione è ovviamente presente la base di ricarica e un cavo USB-C.

Ovviamente una delle caratteristiche chiave di un prodotto come questo è anche la varia selezione di colori. Ce ne sono ben quattro oltre a tanti cinturini aggiuntivi fra cui scegliere. Il prezzo di 429€ non è sproporzionato rispetto al marchio e alla tipologia di prodotto, anche se ovviamente potrebbe non essere per tutti. Lo si può acquistare sul sito dell'azienda. Il modello precedente era venduto anche su Amazon, quindi pensiamo che possa arrivare anche questo.

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Previsioni Meteo 2.0: la rivoluzione inizia da Google AI, addio previsioni sbagliate a breve o lungo termine

Thu, 07/25/2024 - 10:32

Le previsioni del tempo sono sempre state caratterizzate da una certa dose di incertezza. Google AI potrebbe presto cambiare le carte in tavola. Combinando il machine learning di Google e la fisica con le tecnologie convenzionali di previsione meteorologica, un team di Google guidato dal ricercatore Stephan Hoyer è riuscito a creare un modello previsionale che riesce a predire con maggior precisione scenari meteorologici recenti e, soprattutto, tendenze climatiche a lungo termine.

Il modello AI di Google utilizza tecniche di machine learning per analizzare dati da varie fonti, compresi satelliti e stazioni meteorologiche. Grazie alla potenza di calcolo avanzata, può processare queste informazioni in pochi minuti, fornendo previsioni accurate con una velocità senza precedenti. Esistono già modelli di previsione climatica utilizzati in varie regioni del mondo, ma di solito per essere eseguiti necessitano di supercomputer con potenze di calcolo esagerate e di tempi di attesa più o meno lunghi. Il modello realizzato dal team di Stephan Hoyer invece può essere eseguito in una manciata di minuti, offrendo risultati concreti e precisi.

I sistemi di previsione attuali si basano tipicamente sui modelli generali della circolazione (GCM, General Circulation Models), programmi che utilizzano la fisica per simulare le variazioni di stato negli oceani e nell'atmosfera e prevedere come potrebbero influenzare il clima e il meteo. Tuttavia, i GCM richiedono molta potenza di calcolo, e i progressi nel machine learning stanno iniziando a offrire un'alternativa più efficiente. "Abbiamo terabyte o petabyte di dati meteorologici storici", afferma Hoyer. "Imparando da questi schemi, possiamo costruire modelli migliori".

Esistono già dei modelli di previsione basati sul machine learning, come Pangu-Weather sviluppato da Huawei, e GraphCast di DeepMind sviluppato in quel di Londra. I modelli in questione hanno livelli di accuratezza simili ai Modelli Generali della Circolazione, peccato però che non siano poi così precisi con le proiezioni climatiche a lungo termine. Il modello sviluppato dal team di Google fa di più che sfruttare solo i dati pregressi, integrando la fisica nel proprio modello.

Da una parte ci sono modelli, come il GCM, che usano solo fisica e matematica. Dall'altra ci sono modelli più recenti che sfruttano solo il machine learning. "Il problema degli approcci puramente basati sul machine learning è che si allenano solo su dati vecchi" ha affermato Scott Hosking in un articolo apparso su Nature in questioni giorni. "Il clima cambia continuamente, stiamo andando verso l'ignoto, quindi i nostri modelli di machine learning devono poter estrapolare informazioni anche dall'ignoto. Integrando la fisica nel modello, possiamo garantire che i nostri modelli siano fisicamente vincolati, e che quindi non possano produrre previsioni irrealistiche.". Ed è da queste considerazioni che nasce il modello NeuralGCM, un evoluzione di quello "vecchio" che sfrutta appunto anche IA e machine learning insieme alla fisica.

Qui non si tratta solo di fornire previsioni accurate per chi deve decidere se portare un ombrello o meno o se andare al mare o restare a casa. Questo progresso tecnologico può avere un impatto significativo sulla preparazione in vista di eventi meteorologici estremi, aiutando le comunità a prepararsi al meglio e a mitigare i danni potenziali. Il modello in questione aiuterà sicuramente anche per le previsioni a breve termine, ma l'idea è quello di sfruttarlo anche per prevedere fenomeni su vasta scala, come i cicloni tropicali.

NeuralGCM è stato testato anche su questo tipo di previsioni. I risultati hanno mostrato che molti modelli basati solo sul machine learning producevano previsioni inconsistenti e inaccurate rispetto a NeuralGCM. Quest'ultimo è riuscito a fornire conteggi e traiettorie dei cicloni tropicali più realistici, impiegando un tempo più breve rispetto ai modelli climatici ad altissima risoluzione noti come "global storm-resolving models".

Un altro aspetto cruciale del nuovo modello di Google è la sua efficienza energetica. I modelli tradizionali di previsione del tempo richiedono un'enorme quantità di energia per elaborare i dati. Google AI, invece, utilizza risorse in modo molto più efficiente, riducendo il consumo energetico e l'impatto ambientale, che di questi tempi non guasta affatto.

Molto probabilmente sì. L'intelligenza artificiale non serve solo a generare immagini, scrivere codice o applicare effetti buffi alle foto. In tutto il mondo ci sono ricercatori che usano machine learning e intelligenza artificiale (che non sono la stessa cosa) per migliorare tecnologie e modelli, e il meteo e le sue previsioni è uno dei tanti settori che nei prossimi anni ne beneficerà.

Visto che NeuralGMC riesce a essere più veloce, più preciso e meno energivoro dei modelli attualmente in uso, è molto probabile che il frutto della ricerca del team di Hoyer sarà presto sfruttato per migliorare le previsioni meteo sia a lungo che a breve termine.

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Echo Dot con Orologio è al capolinea: Echo Spot non ha più rivali interni

Thu, 07/25/2024 - 09:25

Echo Dot con Orologio era uno degli speaker di Amazon più riusciti. Dotato delle stesse caratteristiche del normale Echo Dot, aggiungeva un orologio a matrice LED semplice ma efficace, che lo rendevano perfetto per una camera da letto. 

Usiamo il passato, perché il dispositivo non è più disponibile sulla piattaforma di eCommerce, quindi ora le vostre alternative sono il nuovo Echo Spot, un Echo Show o l'always-on del vostro telefono (oppure la modalità StandBy degli iPhone)

La notizia non farà piacere a molti, se non altro dal punto di vista economico. Lanciato nel 2020 come rivisitazione del precedente Echo Dot di 3a generazione (quello piatto con base circolare), Echo Dot con Orologio ha visto un aggiornamento nel 2022 con nuovi sensori ma mantenendo l'aspetto discreto ed elegante. 

Poi però nel 2023 è stato lanciato Echo Pop, uno speaker economico con un nuovo design, il cui difetto maggiore era la mancanza proprio di una variante con matrice LED per mostrare l'ora. 

Ecco quindi che a luglio 2024, proprio in occasione del Prime Day, arriva Echo Spot, la versione di Echo Pop con orologio ma anche qualcosa di più. Dotato infatti di uno schermo LCD, è in grado non solo di mostrare l'ora, ma anche informazioni come il meteo e gestione dei dispositivi intelligenti. 

Il problema? Il prezzo. Al netto dei frequenti sconti su Amazon, di base lo speaker costa 94,99 euro (54,99 durante il Prime Day), ben più dei 69,99 euro richiesti per Echo Dot con Orologio, e pericolosamente vicino all'Echo Show 5 di 3a generazione, che offre anche una webcam oltre che uno schermo più ampio. 

Certo, non è uno speaker propriamente detto, quindi dipende da quello di cui avete bisogno, ma l'indirizzo di Amazon è chiaro, e agli utenti resta meno scelta. Inoltre Echo Dot con Orologio non era rivolto verso l'alto come Echo Spot, che è pensato soprattutto per l'uso sul comodino di fianco al letto, quindi chi lo usava su un mobile alto in camera da letto potrebbe non trovarsi altrettanto bene. 

Amazon non ha spiegato i motivi di questa scelta, ma ha solo confermato che non venderà più prodotto. Purtroppo Echo Dot con Orologio non è neanche presente tra i prodotti Warehouse, quindi se proprio volete prenderne uno dovrete cercarlo nei negozi di terze parti.

Se usate spesso i prodotti Echo e Alexa, ecco alcuni approfondimenti che potrebbero rendervi la vita più facile, o più divertente!

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Ultime sui Pixel 9: stesso schermo degli iPhone, mentre il Fold dice addio alla sua unicità

Thu, 07/25/2024 - 08:41

Forte di ben quattro dispositivi, tra cui un pieghevole che però non arriverà in Italia, la serie Pixel 9 quest'anno è più attesa che mai, e anche se sappiamo ormai quasi tutto delle specifiche tecniche, a pochi giorni dal lancio sono emersi nuovi dettagli sugli schermi. 

Secondo nuove anticipazioni, infatti, i Pixel 9 avranno uno schermo Samsung con luminosità da record, lo stesso degli iPhone 16 Po, mentre Pixel 9 Pro Fold rinuncia al particolare formato dell'anno scorso per assomigliare maggiormente agli altri pieghevoli a libro in circolazione. 

Dalle caratteristiche tecniche trapelate finora, sappiamo orma come la serie Pixel 9 sarà dotata di uno schermo OLED, ma quello che non sapevamo era il tipo di schermo e la sua luminosità. 

Stando a quanto riportato dal portale ET News, i prossimi Pixel riceveranno nuovi pannelli OLED M14 di Samsung. Questi schermi rappresentano l'ultima evoluzione della tecnologia dell'azienda, e sarebbero in grado di garantire una maggiore luminosità e longevità. 

Non solo, ma stando a quanto riportato, gli schermi sarebbero gli stessi previsti per gli iPhone 16 Pro e potrebbero essere potenzialmente i migliori sul mercato in termini di qualità. Per dare un termine di paragone, la stessa serie Galaxy S24 utilizza la generazione più vecchia, M13. 

Ma passiamo ai numeri. Pixel 8, che già era stato un notevole passo avanti rispetto ai predecessori, è dotato di un pannello con 1.400 nit di luminosità, mentre Pixel 8 Pro arriva a 1.600 nit

Pixel 9 invece arriverà a ben 1.800 nit, mentre Pixel 9 Pro e Pixel 9 Pro XL arriveranno a ben 2.050 nit, tra i più luminosi sul mercato.

Tieni presente che questi valori non rappresentano la luminosità di picco, in quanto Google fornisce valori HDR per la luminosità a schermo intero. Quindi la luminosità di picco sarà ancora più alta.

Inoltre grazie ad Android Authority abbiamo recuperato i valori delle dimensioni, risoluzione e PPI degli schermi, che potete vedere nell'illustrazione qui sotto. 

Molto interessante anche il dato sul raggio di curvatura software, che su Pixel 8 è di 102 px e su Pixel 8 Pro di 115 px. Su Pixel 9 sarà di 132 px, su Pixel 9 Pro di ben 157 pc mentre su Pixel 9 Pro XL sarà di 153 px. 

La star dell'evento di Google, che ricordiamo si terrà il prossimo 13 agosto, è però Pixel 9 Pro Fold (purtroppo non arriverà in Italia). Stando a quanto riportato da una fonte interna a Google contattata da Android Authority, il nuovo pieghevole dell'azienda avrà una forma molto diversa rispetto al passato. 

Rispetto a tutti gli altri pieghevoli a libro in circolazione, il Pixel Fold originale era infatti molto più corto e largo da chiuso, mentre da aperto aveva una forma rettangolare

Adesso invece cambia tutto. Come si vede dall'immagine qui sotto, a destra, Pixel 9 Pro Fold da chiuso sarà molto più stretto e lungo, mentre da aperto sarà quasi quadrato, come conferma la risoluzione di 2.152 x 2.076 pixel (Pixel Fold aveva una risoluzione di 2,208 x 1,840 pixel).

Nel complesso, quindi, il nuovo pieghevole di Google assomiglierà ad altri dispositivi sul mercato, ma con uno schermo interno da ben 8 pollici (Pixel Fold aveva uno schermo da 7,6 pollici, come Z Fold 6, mentre OnePlus Open da 7,82 pollici, per confronto). 

Altre caratteristiche dello schermo interno di Pixel 9 Pro Fold sono il raggio della curvatura software, che da 48 px del precedente Fold passa a 85 px, e i PPI, che da 380 passano a 374 a causa delle maggiori dimensioni. 

Come per gli altri Pixel 9, anche la luminosità fa un netto passo avanti. Lo schermo esterno arriva a 1.800 nit, mentre quello interno a 1.600 nit, contro i 1.200 nit e 1.000 nit rispettivamente di Pixel Fold.

Lo schermo esterno in particolare è molto interessante, in quanto con una risoluzione di 1080 x 2424 pixel, 425 PPI e una dimensione di 6,24 pollici è praticamente uguale a quello del Pixel 9. Anche il raggio della curvatura software è lo stesso, 132 px. Per confronto, lo schermo esterno di Pixel Fold aveva una risoluzione di 1,080 x 2,092 pixel, 408 PPI e un raggio di curvatura software di 91 px. 

Tutti gli schermi mantengono un refresh rate di 120 Hz.

Come abbiamo anticipato, i nuovi Pixel 9 verranno presentati il 13 agosto, ma nell'attesa ti suggeriamo di dare un'occhiata ad alcuni nostri approfondimenti dedicati al mondo Android. 

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L'app di Rabbit R1 per iPhone è l'ennesima conferma che sarebbe bastata soltanto un'app

Thu, 07/25/2024 - 07:11

Torniamo a parlare di Rabbit del suo dispositivo che fino a pochi mesi fa sembrava dover cambiare il mondo dei dispositivi mobili. Questo perchè online è emersa l'app di Rabbit R1 per iPhone, l'ennesima conferma che Rabbit sarebbe potuto essere soltanto una semplice app.

Rabbit R1 non ha (ancora) mantenuto tutte le promesse con cui è arrivato sul mercato. Anzi, qualche settimana fa abbiamo visto come tutta la sua essenza poteva girare su un'app Android, e ora vediamo come più o meno la stessa cosa può accadere su un'app per iPhone.

Quando abbiamo visto l'app di Rabbit R1 riprodurre tutte le funzionalità del dispositivo su Android, ci siamo chiesti allora che bisogno c'è di acquistare un dispositivo a parte per fare le stesse cose. Una domanda legittima, alla quale Rabbit non ha ancora fornito risposta, nemmeno con i fatti.

Rabbit R1 infatti non ha ricevuto alcuna evoluzione rispetto alla prima e primitiva versione arrivata sul mercato. E non servirebbero delle novità qualunque, ma funzionalità che effettivamente sono possibili solo su Rabbit R1. Ora rinnoviamo la domanda vedendo emergere online l'app per iPhone di Rabbit R1.

Questo è quanto scovato dall'utente Joan Westenberg su TestFlight, il servizio di Apple che permette di testare le app per iOS in versione beta. L'app in questione non sarebbe una companion app per sincronizzare Rabbit R1 con iPhone, ma sarebbe proprio l'app che riproduce tutte le funzionalità di Rabbit R1 su iPhone.

Insomma, l'app che è stata scovata porterebbe Rabbit R1 dentro iPhone. E la notizia ci sorprende anche più di quando abbiamo l'app che porta Rabbit R1 dentro Android. Sin dall'inizio abbiamo appreso che il software di Rabbit non è altro che una personalizzazione del Android Open Source Project, cosa che probabilmente ha reso semplice il porting del sistema all'interno di un'app Android.

Il fatto che siano riusciti a fare lo stesso per un'app iOS è sicuramente sorprendente. Gli autori dell'app sarebbero addirittura connessi con Rabbit. Si tratterebbe infatti dell'utente conosciuto come KibbeWater su X, il quale avrebbe collaborato in maniera indipendente per Rabbit. Successivamente avrebbe deciso, non in accordo con Rabbit, di realizzare un'app per iPhone con tutte le funzioni base di Rabbit R1.

Come descrive lui stesso su X, ha impiegato circa 24 ore per implementare tutte le funzioni base di Rabbit R1 nell'app. Si tratterebbe delle funzionalità per la gestione dei contenuti multimediali, ordini di cibo e non solo. Inoltre, l'app prevede anche la procedura di registrazione completa tramite scansione del QR code. Sembra quindi che lo sviluppatore in questione abbia sviluppato l'app basandosi anche sui servizi forniti da Rabbit.

Dal canto suo, Rabbit ha dichiarato che l'app in questione è una simulazione di terze parti non autorizzata, negando pertanto ogni responsabilità nel suo sviluppo.

Per chiudere vi lasciamo una serie di guide e approfondimenti che riguardano app e servizi per l'intelligenza artificiale:

L'articolo L'app di Rabbit R1 per iPhone è l'ennesima conferma che sarebbe bastata soltanto un'app sembra essere il primo su Smartworld.

''Apple TV+ genera meno visualizzazioni al mese rispetto a Netflix in un giorno'': in arrivo un cambio di strategia sugli investimenti

Thu, 07/25/2024 - 01:34

Quando si fa riferimento al numero di abbonamenti, Netflix non ha eguali nel mercato dei servizi streaming per film e serie TV. L'azienda statunitense vanta attualmente ben 277,7 milioni di abbonati e riesce a raggiungere globalmente oltre 600 milioni di persone, continuando ad accrescere il proprio guadagno. La concorrenza si ritrova sensibilmente lontana in termini di numeri e, con uno scenario del genere, non sorprende la scelta del possibile cambio di rotta da parte di Apple TV+.

Infatti, secondo quanto riportato da Bloomberg, ''Apple TV+ genera meno visualizzazioni in un mese di quante Netflix ne genera in un giorno'', nonostante la spesa di oltre 20 miliardi di dollari per le produzioni originali. L'azienda, nello specifico, è nota per i grandi investimenti su progetti singoli, arrivando a spendere ''oltre 500 milioni di dollari in totale per i film dei registi Martin Scorsese, Ridley Scott e Matthew Vaughn e più di 250 milioni di dollari per la miniserie sulla Seconda Guerra Mondiale Masters of the Air''.

Le recensioni positive e le svariate nomination ai premi non hanno portato al servizio streaming l'attenzione sperata, ottenendo solo lo 0,2% della visione televisiva negli Stati Uniti. Gli incassi al botteghino dei film, allo stesso modo, sono stati deludenti e nella classifica Nielsen dei titoli in streaming più popolari troviamo il solo Killers of the Flower Moon per i film e Masters of the Airper le serie.

Alla luce della situazione evidenziata, per cercare di migliorare la sostenibilità della piattaforma, il capo dei servizi Apple Eddy Cue vuole che i responsabili degli studi esercitino maggiore controllo sulla spesa per i progetti. I primi effetti del cambio di rotta si riflettono sulla volontà di pagare meno in anticipo per gli show, cancellare più rapidamente le produzioni che non funzionano e costringere gli studi terzi a contribuire maggiormente nel peso economico quando le produzioni superano il budget. Severance e Foundation, in particolare, sono state interessate da limitazioni di costi per la produzione delle prossime stagioni.

Al momento l'azienda non sembra intenzionata a licenziare del personale come la concorrenza e risulta difficile fare delle precise valutazioni finanziare in quanto Apple non divulga dati sulle spese della sua attività di Hollywood e le vendite dei dispositivi tecnologici attirano tutta l'attenzione degli investitori.

Se siete interessati al mondo Apple, allora potrebbero tornarvi utili anche questi articoli sugli altri servizi in abbonamento dell'azienda di Cupertino.

L'articolo ''Apple TV+ genera meno visualizzazioni al mese rispetto a Netflix in un giorno'': in arrivo un cambio di strategia sugli investimenti sembra essere il primo su Smartworld.

Le prime app torrent per iPhone sono disponibili, e dobbiamo ringraziare l'Unione Europea

Thu, 07/25/2024 - 01:07

In Europa i possessori di iPhone sono appena entrati in una nuova era. Parliamo dell'era in cui sarà possibile installare app per iPhone da store di terze parti. E proprio in questo contesto, vi parliamo delle prime app torrent disponibili per iPhone.

Si tratta di una novità assoluta, visto che in precedenza, quando esisteva solo l'App Store di Apple per gli iPhone, le app torrent era vietate per una scelta di Apple. Giustificata dal fatto che nella maggior parte dei casi tali app sarebbero state usate per violare il diritto d'autore. Con gli store alternativi invece la musica cambia.

Come menzionato sopra, i marketplace alternativi sono finalmente arrivati per tutti gli utenti europei che hanno un iPhone. Si parla di Europa perché tale novità arriva come il risultato dell'adeguamento di Apple al Digital Market Act. Si tratta della nuova normativa introdotta dall'Unione Europea in materia di piattaforme per scaricare le app per smartphone.

E con l'arrivo degli store alternativi decade anche il divieto di rendere disponibili le app torrent per iPhone. Questo infatti varrà pure per le app presenti sull'App Store, ma Apple non ha alcun controllo sulle politiche che caratterizzano gli store alternativi.

E infatti sul marketplace denominato AltStore PAL, passato alla storia come la prima alternativa all'App Store ad arrivare per iPhone, sono appena state pubblicate le prime app torrent per iPhone. Le app in questione si chiamano iTorrent e qBitControl.

La prima, iTorrent, consiste in un client torrent iOS che può essere utilizzato senza jailbreak di iPhone o iPad. Mentre qBitControl corrisponde a un client remoto qBittorrent per dispositivi iOS.

Entrambe le app che abbiamo menzionato sono il frutto di progetti open source di sviluppatori indipendenti. Trovate infatti i progetti sulle pagine dedicate GitHub (questa per iTorrent e questa per qBitControl). Ora le stesse app saranno anche scaricabili e installabili su iPhone. Pertanto, coloro che le installeranno potranno avviare lo scambio file tramite torrent anche dal proprio iPhone.

Insieme alle prime app torrent, lo store alternativo che abbiamo menzionato introduce anche un'app per incontri chiamata PeopleDrop. E, ancora più interessante, arriva anche un'app per emulare altri sistemi operativi come Windows, Linux e macOS su iOS. Quest'ultima si chiama UTM SE.

Proprio riguardo a UTM SE arriva una storia curiosa, visto che si tratta di un'app che recentemente ha ottenuto l'approvazione anche per essere ufficialmente sull'App Store di Apple. I suoi sviluppatori hanno dichiarato che la possibilità di rendere disponibile l'app su AltStore PAL ha sicuramente aiutato l'ottenimento dell'autorizzazione da parte di Apple anche per essere sull'App Store.

Chiudiamo questo articolo con una serie di guide che potrebbero tornarvi molto utili soprattutto se avete un dispositivo Apple:

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