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Google rilascia le patch di febbraio per i Pixel, e c'è una buona notizia per Android Auto
Google rilascia il nuovo aggiornamento software di febbraio per i suoi Pixel, in attesa del Feature Drop di marzo, ovvero quello in cui verranno introdotte le novità più interessanti per Android 15. Ma anche quest'ultimo aggiornamento non è da sottovalutare (vi ricordiamo come aggiornare i Pixel via OTA).
Nelle ultime ore è arrivato il nuovo aggiornamento di sicurezza per i Pixel ancora supportati da Google. Si tratta di un update di sicurezza, che però risolve anche un paio di bug rilevanti.
L'aggiornamento del quale parliamo fa riferimento alla build AP4A.250205.002 per gli utenti europei. L'update è basato su Android 15, visto che Android 16 è disponibile sui Pixel soltanto in versione beta per il momento (ecco come entrare nella beta di Android).
La novità principale consiste nell'aggiornamento delle patch di sicurezza Android a febbraio 2025. Nello specifico, queste nuove patch risolvono una serie di vulnerabilità, 23 per essere accurati, a livello di sistema Android. Se volete avere dettagli più tecnici potete consultare il bollettino rilasciato da Google.
Ma oltre alle novità dal punto di vista della sicurezza, arrivano anche un paio di fix. Vediamoli insieme:
- Viene risolto il problema con la connettività audio su Android Auto. Si tratta di un fix per un problema che riguardava tutti i modelli di Pixel, anche se non particolarmente diffuso. Dopo l'aggiornamento di sistema dovrebbe essere definitivamente risolto.
- Corretto un problema che, in determinate condizioni, impediva l'accoppiamento via Bluetooth con specifici dispositivi.
L'aggiornamento che abbiamo appena descritto è attualmente in fase di distribuzione via OTA a tutti i modelli Pixel supportati, ovvero Pixel 6, 6 Pro, 6a, 7, 7 Pro, 7a, Tablet, Fold, 8, 8 Pro, 8a, 9, 9 Pro, 9 Pro XL e 9 Pro Fold. Ribadiamo che l'aggiornamento arriva automaticamente per coloro che hanno la versione stabile del software (ecco come effettuare il downgrade dalla beta di Android).
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Gli anni passano per Galaxy S21: stop agli aggiornamenti mensili
Per Galaxy S21 è giunto il momento di dire addio agli aggiornamenti mensili. Gli ex top di gamma Android di casa Samsung hanno ormai qualche anno sulle spalle, e per loro è giunto il termine del supporto software mensile.
La novità che stiamo per descrivere era più che attesa, visto che Samsung, come tanti altri produttori, promette un certo periodo per il supporto software ai suoi dispositivi.
Per Galaxy S21 è giunto quindi il momento di salutare gli aggiornamenti software rilasciati ogni mese. Sin dal loro lancio sul mercato, i top di gamma del 2021 di casa Samsung hanno visto almeno un aggiornamento al mese, nell'ambito del supporto software di sicurezza che Samsung garantisce ai suoi modelli.
Ma non si tratta di uno stop indefinito. I tre modelli della serie, ovvero Galaxy S21, S21+ e S21 Ultra, riceveranno infatti degli aggiornamenti trimestrali. Dunque, arriveranno circa 4 aggiornamenti all'anno per questi modelli.
Questo andrà avanti almeno fino all'inizio del 2026. Ci aspettiamo quindi che anche la serie Galaxy S21 riceverà il major update ad Android 15 con la One UI 7. Anche se sicuramente non arriverà celermente come dovrebbe accadere per i top di gamma meno datati.
Per i Galaxy S25 appena arrivati invece le cose andranno meglio. A partire dalla serie Galaxy S24 infatti, Samsung ha adottato una politica di aggiornamenti più estesa, con almeno ben 7 anni di aggiornamenti Android e altrettanti di aggiuornamenti di sicurezza. Il colosso sudcoreano in questo modo si è posizionato tra quelli che garantiscono un periodo di supporto software più esteso.
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Vodafone porterà le videochiamate via satellite in Europa (e su tutti i telefoni): quando e come funzionano
Vodafone ha annunciato di aver effettuato con successo la prima videochiamata spaziale al mondo utilizzando normali smartphone, e che porterà il servizio in Europa tra la fine del 2025 e il 2026.
La comunicazione satellitare si sposta quindi dagli hardware dedicati, come SOS emergenze degli iPhone o funzioni simili, ai comuni cellulari, aprendo un mercato enorme, che non ha caso fa gola a tutti gli operatori.
Per riuscire nell'impresa, che a dire il vero era stata effettuata l'anno scorso da SpaceX, anche se non da una località remota, Vodafone ha siglato un accordo con AST SpaceMobile.
L'azienda, che ha in orbita cinque satelliti BlueBird, già nel 2023 aveva dimostrato la fattibilità del progetto effettuando una chiamata da Maui (Hawaii) a Madrid attraverso la rete AT&T.
Questa forma di telecomunicazione è vista da Vodafone come una tecnologia "complementare", e funziona instradando il segnale 4G e 5G dell'operatore attraverso un gateway spazio-terra che collega i satelliti alla rete dati terrestre.
Un gateway è una sorta di antenna satellitare (lo vedete nella foto dietro al Vodafone Group Chief Executive Margherita Della Valle), e stando a quanto dichiarato uno solo è in grado di coprire l'intero Regno Unito, ma non è stato detto quanti gateway ci sono in Europa.
Quindi non sono necessari modem satellitari sui telefoni: tutti i dispositivi potranno effettuare videochiamate con questo servizio anche in assenza di rete dati.
In questo modo, sarà possibile colmare le lacune nella rete mobile esistente, coprendo aree remote tra cui le montagne e il mare. Per questa prova infatti l'ingegnere Vodafone Rowan Chesmer ha fatto una videochiamata a Della Valle da una remota località montuosa nel mezzo del Galles, dove non c'è banda larga mobile.
Oltre alle videochiamate, Vodafone afferma che sarà in grado di offrire una "esperienza a banda larga mobile completa", con velocità di picco fino a 120 mbps, che "va oltre altre costellazioni satellitari in orbita terrestre bassa che finora hanno facilitato solo la messaggistica di testo".
Dal video risulta evidente come sia necessaria una completa visuale del cielo, proprio come i servizi di messaggistica satellitare, ma non è stato mostrato se sia necessario prima cercare la connessione con il satellite (e in che modo).
Ovviamente Vodafone non è l'unica a essere interessata a questa tecnologia: AST SpaceMobile ha anche un accordo con AT&T per portare lo stesso servizio anche negli Stati Uniti, il che con solo cinque satelliti a disposizione limita potenzialmente la larghezza di banda utile.
L'operatore rosso ha dichiarato che il servizio verrà lanciato in Europa per la fine del 2025, e la copertura verrà ampliata per la fine del 2026 (immaginiamo intendano per quanto riguarda l'installazione di gateway). Ancora non sono stati annunciati prezzi, ma dubitiamo che sarà economico.
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Quick Share riceve una utilissima funzione con gli ultimi Google System Update
È tempo di Google System Update, e tra le novità delle note di rilascio di questo mese ne spicca una che riguarda Quick Share, lo strumento che consente di condividere documenti o altro tra dispositivi Android o con il computer.
Gli aggiornamenti di sistema di Google rendono i dispositivi Android, come i migliori telefoni, tablet, smartwatch, apparecchi Android TV, ChromeOS e Android Automotive, più sicuri, aggiornando i servizi della GrandeG senza passare dal produttore del dispositivo.
Questi aggiornamenti vengono rilasciati in modo graduale di mese in mese, e includono sia gli aggiornamenti dei Google Play Services che del Play Store e di tutta una serie di app integrate.
L'ultima versione dei Google Play Services (numero 25.04 rilasciata il 3 febbraio) include una novità molto interessante, ovvero la possibilità di continuare i trasferimenti tramite Quick Share su dati mobili o Wi-Fi se si perde una connessione diretta.
Attualmente infatti se stiamo trasferendo un file con Quick Share e i dispositivi perdono la connessione diretta, il trasferimento si bloccherà. A ottobre 2024 erano apparse indicazioni che la GrandeG stesse lavorando a un'impostazione per consentire allo strumento di utilizzare i dati mobili per la condivisione di file, ma poi non se ne era saputo più niente, nonostante una funzione simile fosse integrata da tempo in AirDrop (da iOS 17) e sulla One UI dei Galaxy.
Ora in caso di perdita di connessione diretta, il trasferimento continuerà tramite dati mobili o Wi-Fi, anche se non è chiaro se sia possibile metterlo in pausa e riprenderlo tramite una connessione diretta, magari in un secondo momento.
L'altra novità di rilievo riguarda Family Link, che sempre nei Google Play Services riceve una nuova opzione di accesso nelle Impostazioni Google.
Qui sotto potete trovare le note di rilascio complete, mentre l'aggiornamento dei componenti di sistema di Google dovrebbe avvenire automaticamente. Per verificare che sia così:
- su Android 14 e precedenti: toccate Google, selezionate l'icona con tre puntini in alto a destra e toccate Aggiornamenti servizi di sistema. Qui l'interruttore deve essere attivo
- su Android 15 e successivi: toccate il vostro nome utente in basso, selezionate Tutti i servizi e toccate Aggiornamenti dei servizi di sistema. Assicuratevi che l'interruttore sia attivo
Per aggiornare i Google Play Services, vi rimandiamo invece alla nostra guida dedicata.
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Cos'è cambiato per l'installazione di Windows 11 su PC non supportati (non sono buone notizie!)
Microsoft non vuole proprio più che installiamo Windows 11 su PC con hardware non supportato. In questi giorni infatti l'azienda ha eliminato dal proprio sito la procedura da seguire per farlo, e (non sappiamo se sia un errore o meno) ora Defender segnala Flyby 11 come malware.
Ma cosa significa? I più ricorderanno che il lancio dell'ultima versione del sistema operativo della casa di Redmond era stata accompagnata da una sgradita novità: c'erano dei requisiti minimi di installazione, tra cui la presenza del TPM 2.0. Questo significava che in teoria non tutti i PC potevano aggiornarsi.
Poi a poco a poco la situazione è stata ammorbidita e, con una serie di avvertimenti, è stata Microsoft stessa a spiegare nella come installare comunque Windows 11. Nella sua pagina di supporto che spiegava come installare il sistema operativo, si poteva leggere:
Attenzione:
Microsoft sconsiglia l'installazione di Windows 11 su un dispositivo che non soddisfa i requisiti minimi di sistema di Windows 11. Se scegli di installare Windows 11 su un dispositivo che non soddisfa questi requisiti e riconosci e comprendi i rischi, puoi creare i seguenti valori chiave di registro e bypassare il controllo per TPM 2.0 (è richiesto almeno TPM 1.2) e la famiglia e il modello di CPU.
Chiave di registro: HKEY_LOCAL_MACHINE\SYSTEM\Setup\MoSetup
Nome: AllowUpgradesWithUnsupportedTPMOrCPU
Tipo: REG_DWORD
Valore: 1
In pratica, cambiando la chiave di registro indicata si può bypassare il blocco, a rischio di instabilità e prestazioni non ottimali. Inoltre non sono garantiti aggiornamenti, in particolare alla versione 24H2.
Di recente, però, abbiamo notato come l'azienda abbia iniziato a mettere dei paletti: prima il blocco all'installazione di 24H2 nei PC con processori sprovvisti di POPCNT (Population Count), poi la scelta di apporre un watermark sull'interfaccia. Ma adesso siamo arrivati a un livello successivo, e la casa di Redmond ha eliminato dalla pagina di supporto l'indicazione su come installare Windows 11 su PC non supportati.
Quindi cosa può fare chi ha un PC con Windows 10 (che ricordiamo non sarà più supportato dal 14 ottobre 2025)? La risposta ufficiale di Microsoft è: cambiare PC, magari passando a uno dei nuovi PC Copilot+.
Per fortuna ci sono strumenti open source alternativi per bypassare il blocco TPM 2.0, come Rufus o Flyby 11. Ora però, Windows Defender segnala Flyby come malware con l'indicazione PUA:Win32/Patcher (PUA significa potentially unwanted application, applicazione potenzialmente non desiderata).
Lo sviluppatore ha rassicurato gli utenti, affermando che di ignorare l'avviso e di voler contattare Microsoft per capire se si tratta di una segnalazione voluta o di un falso positivo. Neowin consiglia, per precauzione, di usarla su una macchina virtuale, pur ammettendo che app di questo tipo, che non hanno una firma digitale, potrebbero essere segnalate da Defender.
In ogni caso, una cosa è sicura: Microsoft ha deciso che è ora di cambiare PC.
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Recensione OnePlus 13R sfida i top di gamma: vale la pena risparmiare?
La confezione di OnePlus 13R è essenziale e non presenta sorprese: include solo il cavo USB-C. Purtroppo, nessuna cover protettiva o accessori aggiuntivi, seguendo la tendenza di molti smartphone moderni. Anche l'alimentatore non è presente.
OnePlus 13R mantiene un design semplice e moderno, con un profilo in alluminio e un retro in vetro Gorilla Glass 7i. Le dimensioni sono equilibrate, grazie ai 161,7 x 75,8 x 8 mm, mentre il peso di 206 g lo rende solido, ma non troppo ingombrante. Il formato più squadrato rispetto a OnePlus 13 ce lo ha fatto apprezzare anche di più, avendo comunque ancora materiali di qualità, ma proporzioni che ci sono sembrate più moderne.
La certificazione IP65 garantisce una resistenza minima a polvere e spruzzi d'acqua, ma non raggiunge i livelli di protezione offerti dai modelli più premium (come IP68 di OnePlus 13). Sul lato sinistro è sempre presente l'apprezzatissimo interruttore per la suoneria che permette di impostare al volo il silenzioso o la vibrazione senza neanche dover guardare lo smartphone.
Sotto la scocca, il Qualcomm Snapdragon 8 Gen 3, costruito a 4 nm, lavora in tandem con 12 GB di RAM LPDDR5X e 256 GB di memoria interna UFS 4.0. Questo hardware garantisce prestazioni solide in ogni scenario, anche se il processore è leggermente meno potente rispetto alla versione presente nel OnePlus 13. Su quest'ultimo è infatti presente il più recente Snapdragon 8 Elite a 3 nanometri, ma ammettiamo, che soprattutto sulle prestazioni, è praticamente impossibile notare una tangibile differenza.
Le opzioni di connettività sono ampie, con Wi-Fi 7, Bluetooth 5.4 e NFC. La porta USB-C è però solo a standard 2.0 (niente uscita video). Bene per la presenza del supporto alla eSIM (SIM virtuale) e per il buon lettore di impronte digitali ottico presente all'interno del display. Presente anche il supporto per due nanoSIM fisiche e sulla parte superiore c'è anche un emettitore a infrarossi.
Questo smartphone OnePlus è dotato di un kit fotografico leggermente più modesto rispetto alla versione "classica" del top di gamma. Abbiamo una fotocamera principale da 50 megapixel ƒ/1.8 stabilizzata otticamente, una 50 megapixel zoom 2x ƒ/2.0 e una 8 megapixel grandangolare ƒ/2.2. Si tratta comunque di una dotazione interessante anche se la resa è più quella di una fotocamera medio gamma rispetto ad un vero top di gamma. Le foto sono nitide, ma il bilanciamento dei colori non è sempre perfetto e con poca luce fatica a mantenere il corretto bilanciamento del bianco. Discrete le foto grandangolari, anche se la risoluzione di soli 8 megapixel è sicuramente un limite.
Bene per la presenza di una fotocamera da 50 megapixel per i ritratti. Sufficiente la fotocamera selfie da 16 megapixel ƒ/2.4. I video sono anche questi discreti, anche se in 4K a 60fps si può sfruttare la sola fotocamera principale.
Il display LTPO AMOLED da 6,7 pollici è uno dei punti forti di questo smartphone. Con una risoluzione di 1264 x 2780 pixel e un refresh rate adattivo fino a 120 Hz (con un minimo di 1 Hz), garantisce fluidità e una buona qualità visiva.
La luminosità massima di 1.800 nits è ottima per un utilizzo all'aperto, mentre la tecnologia HDR10 assicura colori vividi e neri profondi (ovviamente dove questa tecnologia è supportata). La protezione Gorilla Glass 7i aggiunge un ulteriore livello di sicurezza, anche se non mancano smartphone con soluzioni più avanzate. Segnaliamo anche la presenza di una apprezzatissima pellicola preapplicata di fabbrica.
Il dispositivo arriva con Android 15 e l'interfaccia OxygenOS 15, che mantiene una fluidità eccellente e un'esperienza d'uso semplificata. Ancora una volta la personalizzazione di OnePlus è una delle più scattanti e prestazionali. È dotata di funzionalità interessanti, anche se niente di esclusivo. Bisogna anche considerare che ormai da tempo il team di sviluppo del software OnePlus e OPPO sono unificati e pertanto le differenze fra i dispositivi sono minime.
Abbiamo comunque un'apprezzata modalità di gioco, molte opzioni di personalizzazione (che includono anche il buon always-on display) e anche qualche funzionalità di AI. Comode le funzioni che permettono di riassumere o leggere ad alta voce contenuti del proprio browser. OnePlus garantisce poi 4 anni di aggiornamenti principali e 5 anni di patch di sicurezza, un impegno che lo rende competitivo rispetto ad altri marchi, soprattutto considerando la sua fascia di prezzo (inferiore ai premium).
La batteria da 6.000 mAh è un altro punto forte del OnePlus 13R. Offre una durata eccellente, che permette di coprire un'intera giornata di utilizzo intenso senza difficoltà. Questa capacità è stata ottenuta utilizzando il nuovo processo produttivo Silicio-Carbonio. Bene che venga usato anche su smartphone non premium.
La ricarica rapida da 80W garantisce una carica completa in circa 40 minuti, anche se manca il supporto alla ricarica wireless e inversa, caratteristiche ormai comuni nei dispositivi di fascia alta.
OnePlus 13R è disponibile a 769 euro, posizionandosi come una valida opzione per chi cerca uno smartphone potente senza sforare nei prezzi dei top di gamma. Lo smartphone è venduto (per fortuna?) in un'unica variante e pertanto il prezzo non può variare, se non per offerte del momento. Al momento OnePlus 13R non è venduto su Amazon, ma lo trovate invece sul sito ufficiale dell'azienda.
Il sample per questa recensione è stato fornito da OnePlus, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.
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WhatsApp e la terza spunta blu: perché è ancora una bufala
WhatsApp e la sua terza spunta blu è un concetto che circola da qualche tempo in rete, qualcosa che, lo chiariamo subito, ancora non esiste ufficialmente. Anche se nelle ultime ore si erano intensificate le voci in merito all'arrivo di una terza spunta blu di WhatsApp (vi ricordiamo come condividere file Drive su WhatsApp).
Le spunte blu sono ormai un pilastro dell'esperienza utente su WhatsApp. Da diversi anni ormai ci aiutano a capire chi legge i nostri messaggi sulla popolare piattaforma di messaggistica istantanea.
Attualmente ci sono un massimo di due spunte su WhatsApp. Una sola spunta grigia indica che il messaggio è stato correttamente inviato, la doppia spunta grigia indica che il messaggio è stato correttamente consegnato al destinatario, e infine quando la doppia spunta diventa blu significa che il messaggio è stato letto dal destinatario.
Una terza spunta blu a cosa servirebbe? Le voci in merito a una terza spunta blu su WhatsApp non sono assolutamente nuove. Secondo i rumor emersi online, mai confermati, una terza spunta blu servirebbe a indicare che l'altro utente ha eseguito uno screenshot della chat. Si tratterebbe quindi di una funzione di privacy.
Come menzionato sopra e nel titolo, una terza spunta blu su WhatsApp non è prevista in alcun modo, almeno finora. Si tratterebbe quindi di una bufala. Una bufala che però ha avuto particolare risonanza online, immaginiamo perché si parla di un'app usata da miliardi di persone in tutto il mondo, associata tra l'altro a un'ipotetica funzione che avrebbe senso su WhatsApp.
Come ribadito anche da WABetaInfo, autorevole blog che nel tempo ha dimostrato particolare accuratezza nell'anticipazione delle novità che sarebbero arrivate su WhatsApp, la terza spunta blu rimane ancora una fantasia per WhatsApp. Non vi sono segni che la piattaforma stia effettivamente lavorando a una funzione del genere.
Bisogna però sottolineare che una funzione di privacy relativa agli screenshot è già presente su WhatsApp, e riguarda la possibilità di impedire gli screenshot della propria immagine del profilo.
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NZXT lancia i nuovi accessori della serie Elite, e c'è anche una sorpresa "nascosta"
NZXT inaugura questo 2025 con una nuova collection di periferiche gaming della linea Elite. In teoria stiamo ancora aspettando le nuove MOBO, ma nell'attesa consoliamoci con nuovi mouse, un microfono per uso misto, nuovi tappetini e una sorpresa non annunciata.
Vi ricordate degli NZXT Lift 2 Symm & Ergo usciti lo scorso febbraio? Il brand ha deciso di abbandonare in parte la soluzione cablata in favore di una senza fili, ma lo fa senza esagerare sul prezzo.
I nuovi NZXT Lift Elite Wireless, disponibili come di consueto in bianco o in nero, vantano le seguenti caratterisetiche:
- 57 grammi di peso, leggerissimi quindi, con retro forato per ridurre scocca e quindi peso
- Switch Ottici: Tempo di risposta di 0,2 ms senza precorsa, ritardo di debounce o doppio clic. Durata di 100 milioni di clic.
- Sensore ottico PAW3395 da 26K DPI, non recentissimo ma bello rodato e sicuro
- Polling rate a 4.000 Hz in modalità Wi-Fi con apposito ricevitore o ben 8.000 Hz usandolo con il cavo
- Autonomia fino a 70 ore a 1.000 Hz di polling rate, 15 minuti di ricarica equivalgono a 15 ore di autonomia
- Guscio texturizzato e impugnature laterali in gomma
E che fai, non ci abbini un mouse pad nuovo a un mouse del genere? NZXT ha anche presentato la nuova linea di tappetini Zone Elite. Vediamo le caratteristiche salienti:
- Superficie Nano-Knit Surface ultraliscia per scorrimento veloce e con quanto meno attrito possibile
- Base in schiuma e texture inferiore per mantenere salda la presa sulla scrivania
- Rivestimento resistente ai liquidi
- Cuciture a basso profilo per impedire lo sfilacciamento e aumentare il comfort
- 3 dimensioni: classico, XL e XXL
C'è anche un nuovo microfono USB, che potrebbe essere il giusto punto di incontro fra un microfono professionale e uno multiuso. Capsule Elite sposa un look retro davvero peculiare, e può essere usato sulla sua base classica o con braccio dedicato. Vediamo le caratteristiche salienti:
- Profondità 24 bit e frequenza di campionamento 192 kHz
- Capsula microfono da 25 mm per catturare anche le frequenze più basse e rendere la voce più ricca e realistica
- Ottimizzato per parlare: lo schema polare cardioide isola le voci dai rumori di fondo, mentre il filtro pop integrato garantisce un audio nitido
- Suono personalizzabile dal software NZXT CAM powered by DTS
A sorpresa, ci sono anche le nuove tastiere NZXT! Sono state lanciate un po' in sordina perché non sono disponibili nel formato ISO ITA, ma essendo tastiere da gioco ci si può anche passare sopra.
Cosa hanno di particolare? Elencone qui di seguito:
- Interruttori magnetici a effetto Hall: tramite il software è possibile regolare la distanza di attuazione e altri parametri in modo da personalizzare il comportamento dello switch. La regolazione è da 0,6 a 4,0 mm.
- Polling rate a 8.000 Hz. La tastiera è cablata, ma almeno il polling rate è stabile e non dovrete preoccuparvi dell'autonomia (che a simile frequenze cala drasticamente)
- Schema costruttivo da tastiera meccanica custom di alto livello, con copritasto in PBT double-shot, guarnizioni in schiuma, stabilizzatori a vite, PCB con nastro rinforzato e scocca in alluminio con lavorazione CNC
- Nuova illuminazione LED con tasti shine-through e cornice illuminata
NZXT ha insomma ascoltato le lamentele degli acquirenti dei primi modelli, realizzando un modello che fosse il giusto punto di incontro fra una meccanica di alta qualità e un dispositivo gaming.
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La novità che fa la differenza sul widget di ricerca Google: come impostare le scorciatoie
Google ha appena introdotto le nuove scorciatoie per il suo widget di ricerca su Android. Si tratta di una novità che riguarda la personalizzazione e che potrebbe tornare molto utile a tutti coloro che usano spesso la barra di ricerca dell'app Google.
Negli ultimi anni abbiamo visto un costante impegno da parte di Google verso le opzioni di personalizzazione per i suoi utenti, soprattutto su Android. E proprio in questo contesto troviamo la novità per il widget di ricerca.
Da molti anni ormai l'app Google permette di impostare un widget per la ricerca rapida sui dispositivi Android. Si tratta di quello che vedete nell'immagine in basso, ovvero una barra di ricerca che permette di avviare rapidamente la ricerca sul web tramite Google. La stessa barra include anche un collegamento rapido per avviare la ricerca vocale e per avviare Google Lens. Ed è proprio questa barra ad aver ricevuto le nuove scorciatoie.
Come vedete dalle successive immagini in basso, sarà possibile aggiungere alla barra di ricerca del widget una scorciatoia supplementare, la quale sarà personalizzabile dagli utenti. Queste sono le opzioni da associare alla scorciatoia aggiuntiva: nessuna (quindi lasciare solo quelle per la ricerca vocale e Lens), traduzione, ricerca brani musicali, meteo, traduzione da fotocamera con Lens, sport, dizionario, didattica con Lens, finanza.
La funzione permette di aggiungere una sola scorciatoia extra alla volta. All'interno della stessa interfaccia sarà possibile personalizzare il tema della barra secondo diverse opzioni. Chiariamo che questa novità di personalizzazione è disponibile solo per il widget di ricerca, e non per la barra di ricerca che troviamo di default nella schermata home del Pixel Launcher. Vediamo come accedere a questa nuova funzione:
- Dopo aver inserito il widget di ricerca aprire l'app Google
- Accedere alle impostazioni dell'app e poi a Personalizza il widget di Ricerca
- A questo punto potrete personalizzare il tema del widget e aggiungere la scorciatoia extra che preferite.
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C'è un modo per far sì che il prossimo Battlefield sia grandioso: prendere parte ai Battlefield Labs
EA annuncia l'apertura dei Battlefield Labs. Ma cosa sono, e perché sono far sì che il prossimo Battlefield sia all'altezza delle aspettative?
Diciamocela tutta: Battlefield 2042 non è certo stato il più apprezzato della serie, soprattutto dopo i capitoli dedicati alla 1° e alla 2° Guerra Mondiale. E probabilmente, proprio per far sì che la community apprezzi il prossimo gioco della saga, è stata annunciata una nuova iniziativa che coinvolgerà direttamente i giocatori.
EA ne parla come il programma di test per la community più ambizioso nella storia della serie. Si tratta dei Battlefield Labs:
In questo nuovo ambiente di test, i nostri utenti uniranno le forze con BF Studios e contribuiranno a plasmare l'evoluzione di Battlefield. Avrete la possibilità di testare dinamiche di gioco, modalità e altro, fornendoci un feedback cruciale in questa collaborazione senza eguali. La vostra voce ci aiuterà a plasmare il nostro futuro collettivo. Costruiamolo insieme.
Insomma, saranno i fan della serie a dire a EA e ai BF Studios cosa funziona e cosa no nel Battlefield attualmente in fase di sviluppo.
I test includeranno inizialmente una selezione di giocatori e i server di Europa e Nord America, per poi espandersi in futuro con altri giocatori e su altre regioni. Quindi ci siamo anche noi a bordo.
Le iscrizioni ai Battlefield Labs sono già aperte, e pochissimo dopo l'annuncio entrare sul sito per iscriversi richiedeva sorbirsi una coda virtuale di oltre un'ora. Segno che il progetto è apprezzato, e che la community ha risposto positivamente all'iniziativa.
"Giocavo a Battlefield da molto tempo prima di entrare nel team", ha commentato il buon Vince Zampella, capo di Respawn e responsabile gruppo di EA Studios Organization. "Questo gioco ha un enorme potenziale. Al fine di realizzarlo, e considerando che siamo in fase di pre-alpha, è il momento di testare tutte le esperienze che i nostri team stanno creando per l'uscita del gioco. Battlefield Labs permette ai nostri team di farlo".
Vediamo il video di presentazione dei Battlefield Labs:
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