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Updated: 3 hours 28 min ago

Recensione LG Tone Free T90S: sempre meglio!

Tue, 07/23/2024 - 17:25

Da qualche tempo anche LG adotta alle confezioni interamente in cartone, che possono essere riciclate nel bidone della carta. Un piccolo passo ma meglio di niente.

All'interno della scatola, oltre agli auricolari e al relativo case di ricarica, troviamo tre coppie di gommini aggiuntivi (XS/S/M/L), due coppie di "schiuma multifunzione" aggiuntive (oltre quelle applicate di default in ogni gommino) un cavetto USB/USB-C per la ricarica e un cavetto USB-C/jack audio per la funzione Plug&wireless, che permette di collegare le cuffiette a un qualsiasi dispositivo dotato di jack audio, utilizzando il case come ponte wireless.

Rispetto i precedenti Tone Free T90Q (e la maggior parte degli altri auricolari di LG), i nuovi auricolari di LG hanno una forma completamente diversa. Non più il design con l'astina che si allunga (in stile AirPods, per capirci) ma una forma più compatta, con l'auricolare che si infila quasi completamente nell'orecchio, fatta eccezione per una piccola protuberanza che contiene i microfoni in basso. 

Personalmente è un cambio che non mi fa impazzire: tendenzialmente, preferisco sempre gli auricolari con astina, che "alleggeriscono" l'orecchio. Per il design di queste cuffiette LG ha collaborato con l'Ergonomic Design Technology Lab dell'Università di Scienze e tecnologia di Pohang, che ha eseguito scansione 3D alle orecchie di 300 persone per studiare la forma più ergonomica possibile.

Insomma, "solita storia" (la scansione 3D delle orecchie per studi di design è ormai la prassi per tutti): il risultato è buono e i Tone Free T90S sono effettivamente molto più comodi di quanto potrebbe sembrare, ma non rientrano nel mio Olimpo di cuffiette comode (quello dove stanno gli AirPods Pro, gli auricolari Nothing e pochi altri). Se avete già indossato auricolari con gommino senza troppi fastidi, non avrete problemi con i T90S; se solitamente avete problemi con i gommini, non troverete comodi questi auricolari di LG. 

A proposito di gommini, queste cuffiette includono all'interno dei gommini una sorta di "filtro", che viene chiamato genericamente "schiuma multifunzione". Il materiale, che non sembra influenzare in alcun modo la trasmissione dell'audio, serve a bloccare cerume, sebo e altre impurità che dall'orecchio potrebbero riversarsi verso gli auricolari, per evitare che possano danneggiare i driver. Come specificato dal manuale, sia questi piccoli inserti in schiuma che i gommini sono lavabili sotto l'acqua corrente.

Gli auricolari resistono agli schizzi d'acqua, con certificazione IPX4.

Il case è molto compatto ed entrerà facilmente in qualsiasi tasca, anche la più piccola.

La qualità sonora dei LG Tone Free T90S è davvero molto buona. Anche questa volta LG ha collaborato con Meridian Audio, società inglese specializzata nella produzione di dispositivi audio, ma rispetto al passato c'è una novità nei driver, che adesso è realizzato interamente in grafene. Non conosciamo la dimensione del driver, ma il fatto che non sia solo rivestito di grafene ma interamente costruito con questo materiale dovrebbe essere sinonimo di una certa qualità.  

Dall'app LG sono disponibili diversi preset ottimizzati da Meridian, con ottime equalizzazioni: il profilo di default (Immersive) è molto immersivo (per l'appunto), punta alla spazialità del suono ma ha anche una discreta spinta sui bassi: non è un'equalizzazione da puristi del suono, ma è divertente e coinvolgente. Al contrario, il profilo Natural è decisamente più piatto, ma forse un po' spento: piacerà di più a chi cerca maggiore fedeltà possibile, senza particolari enfasi su certe frequenze. Oltre a un'altra manciata di preset, ci sono anche due profili completamente personalizzabili (con equalizzatore a bande) e, soprattutto, c'è il profilo Head tracking.

La tecnologia Dolby Head Tracking aveva debuttato sugli auricolari LG con il precedente modello (T90Q), ma i nuovi T90S hanno un nuovo primato: sono i primi auricolari al mondo a supportare Dolby Head Tracking con qualsiasi contenuto, anche con la musica in alta risoluzione (fino a 24 bit /96 kHz, grazie al codec aptX adaptive).

Il Dolby Head Tracking è un sistema che traccia il movimento della testa e adatta l'audio in base alla posizione della capo rispetto la fonte da cui proviene il suono: ad esempio, con lo smartphone davanti a noi, ruotando la testa verso destra sentiremo l'audio provenire soprattutto dall'orecchio sinistro (quello più vicino alla fonte audio), e viceversa. Ovviamente tra i due estremi ci sono mille sfumature di mezzo, con il suono che si sposta più a sinistra o più a destra in base a come muoviamo la testa.

È un'esperienza in stile all'Audio Spaziale di Apple e funziona altrettanto bene: personalmente non la trovo particolarmente utile con la musica, ma è un'esperienza più interessante quando si guarda un film in TV, facendo sì che gli spostamenti sul divano non impattano sulla provenienza (apparente) del suono.

Oltre Dolby Head Tracking, gli LG Tone Free T90S supportano anche Dolby Atmos e, soprattutto, Snapdragon Sound, ossia la nuova suite di tecnologie audio di Qualcomm. Per godere di Snapdragon Sound è necessario utilizzare le cuffie con uno degli smartphone supportati, che permettono di godere del già citato audio in alta risoluzione (24 bit, 96 kHz) e bassa latenza (89 ms) grazie al codec aptX Adattive. Ma Snapdragon Sound garantisce anche una migliore qualità nelle registrazioni e maggiore efficienza energetica.

Ma anche chi non ha uno smartphone con gli ultimi chip di Qualcomm può provare l'esperienza di Snapdragon Sound grazie al sistema Plug&Wireless di LG: collegando il case di ricarica a una qualsiasi fonte audio tramite il cavo USB-C/jack (ma anche tramite il cavetto USB/USB-C) e abilitando lo switch sul lato, il case farà da ponte wireless e vi permetterà di usare le cuffiette anche su dispositivi sprovvisti di Bluetooth, come ad i sistemi di intrattenimento in aereo, ma anche i tapis roulant in palestra e così via.

Il case supporta Snapdragon Sound e offre quindi tutti i vantaggi della tecnologia Qualcomm a prescindere del dispositivo a cui è connesso: tuttavia, usando Plug&Wireless il volume è più basso e l'equalizzazione mi pare un po' più piatta (non necessariamente un male).

Quella di LG è una delle app più complete e ben fatte che possiate trovare. Disponibile per Android e iOS, include tante funzioni utili, più o meno interessanti: c'è il test di aderenza per trovare i gommini giusti, la funzione Trova i miei auricolari per farli squillare quando persi, la modalità gaming che riduce la latenza e anche la modalità sussurro, una curiosa funzione di LG per utilizzare l'auricolare destro come se fosse un microfono esterno in cui parlare a bassa voce, da portare alla bocca in caso di chiamate in luoghi rumorosi come in metropolitana. E su Android c'è anche la possibilità di farsi leggere le notifiche.

Il case include la tecnologia UVNano, già vista su altri modelli dell'azienda, che igienizza gli auricolari quando la custodia è in carica (si accende l'apposita spia blu). Stando a quanto dichiarato da LG, UVNano elimina il 99,9% dei batteri e, nel caso vogliate auricolari sempre igienizzati, dall'applicazione potete scegliere che la funzione venga attivata sempre quando riponete gli auricolari (e non solo quando il case è in carica).

Cancellazione del rumore e modalità ambiente

L'ANC dei Tone Free T90S fa bene il suo dovere ed elimina senza problemi la maggior parte dei rumori di fondo, specialmente quelli a bassa frequenza. Nessun problema quindi ad ascoltare musica in pace in aereo o metropolitana. 

Non è forse il sistema di cancellazione del rumore più efficace in assoluto (al pari di mostri sacri come i Sony WF-1000XM5) e non è regolabile su diverse intensità, ma fa il suo dovere e lo fa bene.

Eccellente la modalità Suono ambientale, che riesce a far passare i suoni esterni con grande naturalezza: dall'app è possibile personalizzare la modalità, scegliendo tra moderato (che riduce leggermente l'intensità dei suoni), naturale (che li riproduce così come sono) o modalità conversazione (che dà maggior importanza alle voci).

Connettività

Gli LG Tone Free T90S hanno Bluettoth 5.4, ultimissima versione disponibile, supportano il Fast pair di Google e anche il multipoint, ossia possono essere collegate simultaneamente a due dispositivi.

Inoltre, gli auricolari tengono in memoria fino a cinque dispositivi associati e la gestione dei dispositivi tramite app è comodissima: mostra tutti i dispositivi in memoria e quelli attualmente collegati, permettendo di scollegare e collegare le cuffie ai vari device.

Controlli

I controlli sono touch è mi sembrano francamente l'unico passo indietro rispetto i precedenti T90Q: in generale non sono un fan dei controlli touch sugli auricolari, e questi delle cuffiette LG mi sembrano un po' imprecisi, specialmente in movimento.

C'è un chiaro feedback audio a ogni tap che permette di capire cosa stiamo facendo, ma capita comunque spesso di fare errori, specialmente col triplo tap.

I controlli sono personalizzabili dall'applicazione, di default sono questi:

  • Clic: Play/Pausa
  • Doppio clic: Controllo volume (Volume- su auricolare SX, Volume + su auricolare DX)
  • Triplo clic: Controllo traccia (Traccia precedente su auricolare SX, Traccia successiva su auricolare DX)
  • Clic prolungato: ANC/Trasparenza

Ovviamente non mancano i sensori di prossimità, che mandano automaticamente in pausa la musica quando si rimuovono gli auricolari dalle orecchie.

L'autonomia è nella media: LG dichiara una durata di 9 ore senza ANC e fino a 36 ore complessive. Ovviamente con la cancellazione del rumore l'autonomia si riduce e, in base alle mie stime (non ci sono dati ufficiali) arriva a circa 5 ore con ANC attivo con una singola ricarica

Per fortuna c'è la ricarica rapida e anche la ricarica wireless.

Microfoni abbastanza buoni: sono tre per ogni auricolare, a cui si aggiunge un sensore a conduzione ossea (VPU, Voice Pickup Unit). Quest'ultimo permette di catturare meglio la voce e isolarla rispetto i rumori di fondo, e fa generalmente un buon lavoro, specialmente con rumori costanti.

In generale la qualità in chiamata è discreta e di solito il mio interlocutore è sempre riuscito a capire tutto quel che dicevo, anche se a volte la voce è risultata un po' compressa. Potete farvi un'idea della qualità dei microfoni dalle registrazioni qui sotto.

Il costo di listino è di 229€: è un prezzo elevato, ma purtroppo ormai allineato alla fascia alta del mercato, che supera ormai sistematicamente i duecento euro.

Tuttavia, su Amazon al momento gli auricolari sono in vendita (da un rivenditore di terze parti) al costo di 169€, un prezzo decisamente più invitante.

Il sample per questa recensione è stato fornito da LG, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

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Come avere un decoder gratis con il Bonus TV 2024

Tue, 07/23/2024 - 16:36

Dal 28 agosto milioni di italiani dovranno sintonizzare nuovamente la propria TV per continuare a guardare i vari programmi televisivi. Da questa data, infatti, si concretizzerà il passaggio al nuovo standard europeo Dvb-T2. Un altro switch-off, quindi, che però interesserà pochi canali, tutti RAI tra l'altro. L'obiettivo è garantire agli spettatori immagini e audio di una certa qualità, grazie soprattutto all'ottimizzazione delle frequenze radio

Ovviamente, come è già accaduto in passato, questo cambiamento comporterà agli utenti l'acquisto di un nuovo decoder (o di una nuova TV). A riguardo, tuttavia, potrebbe tornare prezioso il Bonus TV da parte dello Stato, che permetterebbe di coprire questa nuova spesa.

L'obiettivo di questo nuovo bonus TV è quello di aiutare i cittadini più in difficoltà ad acquistare un nuovo decoder. Ovviamente sono previsti dei requisiti da rispettare per accedere al contributo:

  • Residenza in Italia;
  • Un'età superiore ai 70 anni;
  • Una pensione non superiore ai 20.000 euro all'anno;
  • Intestatari di un canone RAI.

Inoltre, il valore del nuovo decoder non dovrà superare i 30 euro. Dunque, questi sono i criteri da rispettare per presentare la richiesta del Bonus TV 2024. In caso di esito positivo, l'utente eviterà un'ulteriore spesa e soprattutto potrà continuare i propri programmi TV preferiti (tra l'altro, il bonus verrà spedito direttamente a casa).

Per presentare la richiesta per il Bonus TV 2024 il consumatore potrà seguire uno di questi iter:

  • Recarsi in ufficio postale e chiedere le informazioni dedicate;
  • Contattare il call center dedicato al numero 800776883 (dal lunedì al venerdì, dalle 10:00 alle 18:00, festivi esclusivi);
  • Recarsi sul seguente sito.

Per quanto riguarda il termine entro cui fare la richiesta, il bonus, nato grazie al rinnovo di una convenzione tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e Poste Italiane, dovrebbe restare in vigore fino al 31 ottobre 2024 (salvo esaurimento degli apparecchi disponibili).

Prima di procedere con la richiesta, però, è opportuno verificare se il proprio TV è compatibile con il nuovo standard. Per fare ciò basterà sintonizzarsi sul canale 558 (che trasmette Rai Sport HD test Hevc): se il canale è visibile, l'apparecchio è già aggiornato. Infine, dal 28 agosto lo stesso test sarà effettuabile sintonizzandosi al canale 100.

Parlando di decoder e TV, potrebbe farvi comodo consultare alcune delle nostre guide dedicate a questi settori. Eccone alcune

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Arrivano i set LEGO Fortnite: ci sono il mitico Bus della battaglia, il Lama e Bananita Sbucciata

Tue, 07/23/2024 - 16:27

Quando uscirono i primi teaser relativi alla collaborazione fra LEGO e Fortnite ci aspettavamo una prima ondata di set a tema. Epic Games e il celebre marchio danese svelarono invece una modalità LEGO per Fortnite. Una scelta sicuramente sensata, visto l'enorme bacino di utenza di Fortnite e vista la potenza del brand LEGO. Siamo rimasti però un po' con l'amaro in bocca, almeno fino a oggi. LEGO ha infatti svelato 4 nuovi set Fortnite esclusivi, in arrivo a ottobre anche in Italia. Potete però già preordinarli, e i prezzi non sono affatto male. È quasi come se LEGO non stesse pagando la licenza per la vendita di questi set, visto che modelli dedicati ad esempio a Star Wars o ai film e cartoni Disney costano in proporzione molto di più.

Gruppo LEGO Fan Italia

Ecco i 4 set LEGO Fortnite in arrivo a ottobre in Italia. Di seguito l'indice navigabile per saltare direttamente alle info dei vari set, con link per prenotarlo, foto, dettagli del set.

Iniziamo dal più iconico dei 4: il mitico Bus della Battaglia, il punto di partenza di ogni Battaglia Reale di Fortnite. Il set vi permette di assemblare un bus dotato di propulsori e mongolfiera lungo 28 centimetri, largo 13 e alto 28 centimetri. In tutto è composto da 954 mattoncini, e presenta vari componenti interattivi per esporlo o per giocarci. Il bello è che sono incluse 9 minifigure tratte ovviamente da Fortnite: Mastino del battaglione, Bananita avventura, Bombarola lucente, Leader della squadra delle coccole, Assassina del cubo, Intruso Élite, Alla deriva, Miascolo e Corvo. Il prezzo è fissato a 99,99€. Come fanno notare alcuni collezionisti, visto il numero di minifigure non si tratta affatto di un costo elevato. Il set arriva il 1° ottobre in Italia, ma potete preordinarlo già da ora cliccando qui.

Altrettanto iconico è il Lama delle scorte, una riproduzione alta ben 24 centimetri (8 di larghezza, 16 di profondità) dotata di testa mobile e bocca apribile. In tutto servono 691 mattoncini per assemblarlo. Il set include anche tanti accessori basati sugli oggetti di LEGO Fortnite, tra cui il rampino, il succo succoso, un rubino grezzo, uno zaino, un portafortuna, una schiaffobomba e dinamite quanto basta. Il suo prezzo lo rende perfetto anche per un regalo: 29,99€. Arriva sempre il 1° ottobre ed è prenotabile già ora cliccando qui.

Bananita è un personaggio che, se giocate a Fortnite, conoscete di sicuro. Così però non lo avete mai visto. Questo set da esposizione è piuttosto imponente: composto da 1.414 pezzi, è alto 36 centimetri. La metà destra è Bananita normale, quella sinistra è a raggi X, compreso intestino in bella vista e scheletro. Ovviamente ha anche braccia e polsi mobili, oltre a vari accessori visti anche in gioco. Forse è il più "collezionistico" fra i 4 set LEGO Fortnite, e infatti costa quanto il bus, 99,99€. Anche lui arriva in Italia il 1° ottobre, ed è prenotabile da oggi cliccando qui.

Chiudiamo con Durrr Burger, il più piccolo fra i 4 set. Riproduce l'iconica mascotte del ristorante dell'universo Fortnite. Composto da 193 pezzi, misura 11 cm di altezza, 8 cm di larghezza e 9 cm di profondità. Anche il prezzo è il più basso fra quelli visti oggi: 14,99€. Anche lui, come gli altri, arriva il 1° ottobre in Italia, e potete prenotarlo cliccando qui.

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Cosa c'è di buono e cosa c'è di terribile nella Home di iOS 18

Tue, 07/23/2024 - 15:27

Alla fine è successo: come ogni anno, ho ceduto e ho installato la beta pubblica di iOS sul mio iPhone. Nonostante sia ormai abituato alle beta e (un po' per lavoro, un po' per passione) le provi sistematicamente ogni anno, stavolta ero meno curioso del solito: iOS 18 sarà una versione del sistema operativo che lascerà molte persone con l'amaro in bocca, perché le tanto decantate funzioni di Apple Intelligence non solo non saranno disponibili in italiano e non arriveranno su iPhone più vecchi di iPhone 15 Pro, ma in un primo momento non arriveranno neanche in Unione Europea, così come iPhone Mirroring su Mac.

Poi, ovviamente, le novità non mancano, ma questa volta mi entusiasmano meno che in passato e, soprattutto, già dall'annuncio nutrivo grandi dubbi sulla nuova Home di iOS 18, con ancora più personalizzazione. E facevo bene ad avere i miei dubbi, almeno in parte.

Nell'aggiornamento della Home di iOS 18 ci sono un paio di novità che mi piacciono molto, per quanto sia strano esultare per cose del genere nel 2024.

La prima è ovviamente la possibilità di organizzare liberamente le icone delle app nelle Home, senza dover necessariamente riempire tutti gli spazi della griglia. Trovo francamente imbarazzante dover argomentare – di nuovo, nel 2024 – i perché e i per come sia una cosa buona che l'utente abbia la possibilità di disporre liberamente le proprie app sulle schermate del proprio smartphone, ma c'è solo un dettaglio che vorrei evidenziare: aver avuto Accesso facilitato (ossia la funzione che "abbassa" lo schermo di iPhone per permetterci di cliccare in alto col pollice) anni prima della possibilità di posizionare tutte le icone in basso a portata di pollice è emblematico di tutto ciò che c'è di bello e di terribile in Apple.

Negli ultimi 7 anni, abbiamo avuto una funzione – ben pensata, ben progettata – che permette di far scorrere lo schermo per poter usare una sola mano, ma abbiamo avuto anche l'obbligo di avere le app che dovevano necessariamente occupare anche la riga più in alto dello schermo, impossibili da cliccare tenendo lo smartphone con una mano. 

La seconda cosa che mi piace molto di iOS 18 sono le icone grandi, che nascondono l'etichetta col nome dell'app. Non c'è una ragione di usabilità o un motivo specifico: puro gusto estetico. Mi piace, mi sembra più pulito, funziona. E poi, finalmente, la possibilità di ridimensionare i widget: comodo (e di certo più rapido che eliminare e ri-aggiungere il widget di dimensioni diverse), ma di certo niente di rivoluzionario.

Un po' di dubbi, invece, sulle icone scure: non mi dispiacciono (e mi piace molto l'idea del tono scuro delle icone che si attiva insieme alla Dark Mode la sera) e al momento la maggior parte mi pare che funzioni bene, ma ci sono app di terze parti con icone molto colorate che non rendono bene, semplicemente velate di nero. Qui starà però agli sviluppatori la decenza di fornire delle icone scure che si adattino bene al resto.

Diciamolo subito: la parte peggiore della nuova Home di iOS 18 è senza dubbio la possibilità di avere icone "con tinta", ossia scegliendo un colore di accento che verrà applicato sia alle icone delle app, che ai widget.

Ora, intendiamoci: sono sicuro che lì fuori ci sarà qualcuno dallo spiccato gusto estetico che sfruttando il colore d'accento e il proprio sfondo tirarà fuori schermata splendida. Per tutti noi altri comuni mortali, il risultato sarà sempre meh. Stuzzicante la prima volta, magari curioso, ma qualcosa di cui vorremo liberarci presto.

Perché non solo non è sempre esteticamente gradevole, ma soprattutto l'uniformità nei colori confonde! YouTube è rosso, Reddit è arancione, WhatsApp è verde: se io applico la tinta blu (abbinata al mio sfondo) e tutto diventa improvvisamente blu, è meno immediato trovare l'app che stavo cercando. E anche se la forma dell'icona e la posizione sulla Home rimangono le stesse, lo sforzo cognitivo è comunque maggiore.

E poi c'è un'altra cosa che proprio non mi va giù nelle icone con tinta, ossia che non è possibile impostare tinte diverse per diverse Full Immersion: ai tempi di iOS 16 avevo raccontato come le Full Immersion hanno cambiato il mio modo di usare l'iPhone, che ora ha sfondi diversi in base alla modalità che utilizzo. Applicando i colori alle icone viene naturale abbinarli allo sfondo, ma avendo sfondi (e colori) diversi in base alla Full Immersion, ci saranno momenti in cui i colori non si abbinano.

First world problem, lo so, ma le icone azzurrine sullo sfondo giallino della mia Full Immersion Lavoro sono particolarmente un pungo in un occhio. Per concludere, faccio notare che una volta applicato un colore alle icone, questo diventa talmtente totalizzante da non risparmiare neanche le foto. E quindi ora ho un cane blu.

Queste sono le mie prime impressioni dopo una settimana con iOS 18: se volete saperne di più sulla nuova versione del sistema operativo di iPhone, qui sotto trovate alcuni contenuti consigliati:

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Nuova interfaccia per Prime Video di Amazon: sarà più facile trovare i contenuti gratuiti

Tue, 07/23/2024 - 14:50

Amazon sta lavorando sull'aggiornamento dell'interfaccia della sua piattaforma streaming Prime Video. In particolare, la nuova grafica includerà una nuova scheda dedicata a tutti i contenuti gratuiti dell'abbonamento, evitando la confusione tra titoli inclusi e quelli invece a pagamento. 

La nuova interfaccia prevede l'inedita scheda "Prime" nella barra di navigazione ubicata nella parte superiore del schermo (invece che sul lato sinistro). Oltre alle opzioni dedicate ai film, programmi TV, sport e dirette, sono state previste le sezioni sui servizi che prevedono l'abbonamento, come Max, Crunchyroll e Paramount Plus. Nel caso in cui l'utente non ha alcun servizio attivo, visualizzerà la scheda "abbonamenti" indicante le piattaforme a cui è possibile abbonarsi.

Questo restyling grafico utilizzerà l'intelligenza artificiale al fine di consigliare i titoli delle nuove collezioni "Made for you" nelle schede di film e programmi TV. A riguardo, Amazon ha specificato che queste raccolte includeranno titoli adatti agli interessi mostrati dall'utente, sia gratuiti che no.

La nuova interfaccia di Prime Video, che comunque mostrerà i film da noleggiare/acquistare, appare sicuramente più organizzata di prima, soprattutto per quegli utenti che desiderano avere a portata di mano i contenuti già inclusi nel proprio abbonamento.

Su queste novità si è espresso Kam Keshmiri, vicepresidente del design di Prime Video: "Ascoltiamo sempre i feedback degli utenti, ed è apparso chiaro che stessero desiderando un'esperienza streaming più intuitiva".

Per chi non lo sapesse ancora, Prime Video è la piattaforma di streaming video di Amazon che contiene migliaia di film e spettacoli on-demand, tra cui titoli originali. Sul nostro sito sono state pubblicate diverse guide interessanti che vi aiuteranno a esplorare in maniera approfondite le varie opzioni della piattaforma. Eccone alcune:

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Pubblicizzavano una beta di GTA VI su Facebook. In realtà era un malware

Tue, 07/23/2024 - 14:16

GTA VI è uno dei giochi più attesi degli ultimi tempi, ma la voglia di provarlo immediatamente potrebbe giocarti un brutto scherzo. Se infatti Rockstar Games ha annunciato che il titolo arriverà su PS5 e Xbox per l'autunno del 2025 (su PC bisognerà attendere), in rete sono apparse presunte "versioni beta" che in realtà sono veicolo di malware

L'allarme è stato lanciato dai ricercatori di sicurezza di Bitdefender, che hanno scoperto come su Facebook siano apparsi inviti a provare una presunta beta di GTA VI che in realtà installavano un malware sul dispositivo.

Questo annuncio, pubblicato tra il 16 e il 18 luglio, avrebbe invitato le persone a iscriversi a una beta gratuita del gioco, dichiarando che solo le prime 100 persone iscritte potranno parteciparvi.

Non solo, ma l'annuncio era sponsorizzato sulla piattaforma di Meta per arrivare al maggior numero di persone possibili, ed era molto invitante. Includeva infatti date di uscita anticipate e persino gameplay dall'aspetto convincente (probabilmente rubati dalla violazione dei dati Rockstar del 2022 e da altre fonti)

La pagina in esame mostrava tre diversi annunci che utilizzavano tutti lo stesso messaggio e le stesse immagini, rivolti a persone di età compresa tra 18 e 65 anni e provenienti dall'Europa, in particolare Francia, Polonia, Romania, Germania, Spagna, Ungheria, Italia, Grecia, Paesi Bassi e Svezia.

Cliccando su Download nell'annuncio, si arrivava a un sito Web che imitava una pagina di download legittima, e che si trattava invece di un dominio creato appositamente il 27 giugno 2024. Tra l'altro, lo stesso dominio che ospitava anche una truffa di Ethereum.

Qui, a un utente veniva richiesto di scaricare un "client beta esclusivo" o di completare un sondaggio per ottenere l'accesso alla beta. A questo punto, cliccando su Download l'utente avrebbe scaricato un file MSI da Dropbox.

Questo file sembrava veramente un programma di installazione di GTA VI (anche durante il processo di installazione) ma in realtà installava un malware simile a FakeBat (un loader malware noto per distribuire contenuti avanzati come RAT).

Il file scaricato non è però una beta di GTA VI, ma un malware sotto mentite spoglie.

Questa pagina Facebook non è più un pericolo, in quanto dal 19 luglio nessuno degli annunci è attivo. I ricercatori di Bitdefender avvertono però che man mano che ci si avvicina al lancio di GTA VI potrebbero essere pubblicate sempre più pagine di questo tipo, e Facebook non effettua controlli per evitare il problema. 

Cosa fare? Chiariamo subito un punto: Rockstar Games non ha annunciato un programma beta per GTA VI, quindi qualunque annuncio che afferma il contrario è falso. 

Inoltre puoi facilmente individuare annunci falsi di questo tipo perché fanno promesse irrealistiche, presentano errori grammaticali e creano l'urgenza di scaricare i giochi. Per stare al sicuro, ignora gli annunci sui social media sponsorizzati e scarica giochi da fonti ufficiali come il sito web dello sviluppatore o i rivenditori di fiducia.

Se sei interessato ad alcuni approfondimenti riguardanti la sicurezza, ti consigliamo la lettura di questi articoli. 

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Roomba Combo 10 Max ufficiale: con la nuova AutoWash Dock dichiara la sua indipendenza

Tue, 07/23/2024 - 13:00

Un nuovo pretendente al trono di miglior robot aspirapolvere è appena arrivato. Si chiama iRobot Roomba Combo 10 Max ed è il nuovo top gamma dell'azienda, quello che racchiude tutte le tecnologie più innovative sviluppate di recente nel settore. Più che il robot, però, la vera novità è la nuova base multifunzione AutoWash Dock inclusa con questo modello, la prima con tecnologia di lavaggio per il panno. Vediamo insieme tutte le caratteristiche principali di Roomba Combo 10 Max e scopriamo quanto costa.

Le funzionalità di iRobot Roomba Combo 10 Max sono state progettate sulla base del precedente Combo j9+, dunque ritroviamo un design molto simile e alcune innovazioni già viste. Il robot è dotato del comodo panno per il lavaggio a retrazione automatica, che si solleva dalla parte superiore e s'incastra su quella inferiore per poter lavare il pavimento, ma solo quando serve.

Sul robot sono integrati un sistema di pulizia a 4 fasi, due spazzole multisuperficie e una spazzola laterale per la pulizia dei bordi. La capacità di pulizia è ottimizzata grazie al sistema di aspirazione Power-Lifting, alla modalità automatica Carpet Boost per i tappeti e alla funzione SmartScrub, che permette di lavare avanti e indietro per avere una pulizia 2 volte più approfondita. Non abbiamo informazioni, invece, per quanto riguarda la potenza di aspirazione, visto che iRobot non indica questo dato.

Grazie al sistema iRobot OS con intelligenza artificiale, la parte software è molto completa. Su Combo 10 Max è disponibile la nuova tecnologia Enhanced Dirt Detect, che riconosce le aree più sporche e ottimizza la pulizia. Non manca il sistema di navigazione PrecisionVision, che invece crea una mappa della casa 7 volte più velocemente rispetto ai modelli precedenti.

Con la tecnologia Dirt Detective è invece possibile utilizzare l'AI per analizzare i dati delle pulizie precedenti e pianificare meglio quelle successive, ovviamente tutto in automatico. Inoltre, Combo 10 Max sarà il primo modello di iRobot compatibile con il protocollo Matter e con l'ecosistema Apple HomeKit, ma il supporto arriverà solo nell'ultimo trimestre del 2024.

Passiamo ora alla nuovissima AutoWash Dock, una base multifunzione dalle dimensioni generose ma con un design molto curato. Il Combo 10 Max è stato progettato per essere il più indipendente possibile, e grazie alla base ci riesce benissimo.

AutoWash Dock riempie e ricarica automaticamente la vaschetta per il lavaggio del robot, lava e asciuga il panno, svuota il cassetto raccogli sporco e si pulisce da sola. Può contenere lo sporco raccolto fino a 60 giorni, più l'acqua per il lavaggio fino a 7 giorni. All'interno ha infatti due contenitori separati per l'acqua pulita e l'acqua sporca.

Nel complesso, iRobot Roomba Combo 10 Max con AutoWash Dock sembra essere uno dei sistemi di pulizia più smart e comodi del momento, soprattutto per le tante funzionalità automatiche incluse su robot, base e sistema operativo.

Il nuovo iRobot Roomba Combo 10 Max con AutoWash Dock sarà disponibile per il mercato italiano a partire da metà settembre. Il prezzo di listino è pari a 1.499€ e comprende sia il robot che la base multifunzione.

Un costo da vero top gamma, che va a sfidare direttamente i migliori sistemi di pulizia della concorrenza. I robot più potenti e completi di ECOVACS, Xiaomi, Dreame, Roborock e altri marchi hanno prezzi simili, se non superiori. Vedremo poi all'atto della prova se il Roomba Combo 10 Max saprà dimostrarsi all'altezza anche per funzionalità e comodità.

Intanto, nella galleria a seguire trovate tutte le immagini del prodotto e della base multifunzione.

Se volete conoscere i concorrenti diretti del nuovo iRobot Roomba Combo 10 Max, a seguire trovate una lista dei modelli più recenti che abbiamo recensito. Sono tutti di marchi diversi, così potete farvi un'idea più completa dell'intero settore.

L'articolo Roomba Combo 10 Max ufficiale: con la nuova AutoWash Dock dichiara la sua indipendenza sembra essere il primo su Smartworld.

Anteprima Honor Magic V3: abbiamo provato il pieghevole più sottile e leggero di sempre

Tue, 07/23/2024 - 13:00

Abbiamo avuto modo di passare un po' di tempo in compagnia del nuovo smartphone top di gamma pieghevole di HONOR. Si chiama Magic V3, ed è stato svelato una decina di giorni fa per il mercato cinese. Quello che abbiamo per le mani è appunto un esemplare cinese, ma questa anteprima serve anche per dirvi che lo smartphone arriverà anche da noi. Ecco quindi un primo assaggio dell'HONOR Magic V3, con scheda tecnica completa, qualche dettaglio in più, foto dal vivo e link per iscriversi ai preordini sullo store online italiano.

  • Schermo:
    • interno - foldable LTPO AMOLED 7,92" 2.156 x 2.344 pixel, 402 ppi, 88,6% screen-to-body, 120 Hz, Dolby Vision, 1.800 nits (di picco), protezione Super Armored, HONOR Eye Comfort, AI Defocus
    • esterno - OLED 6,43" full HD+ (1.060 x 2.376 pixel), 402 ppi, 120 Hz, Dolby Vision, 5.000 nits (di picco), nanocrystal glass 2.0
  • Processore: Qualcomm Snapdragon 8 Gen 3, processo costruttivo a 4 nm, octa-core (1x3,3 GHz Cortex-X4, 3x3,2 GHz Cortex-A720, 2x3,0 GHz Cortex-A720, 2x2,3 GHz Cortex-A520)
  • GPU: Adreno 750
  • RAM: 12 GB / 16 GB LPDDR5X 
  • Memoria interna: 256 GB / 512 GB / 1 TB UFS 4.0, non espandibile
  • Fotocamere posteriori:
    • 50 megapixel, f/1.6, 1/1.56", Laser AF, PDAF, OIS, gyro-EIS
    • 50 megapixel periscopica, f/3.0, 1/2.51", PDAF, OIS, zoom ottico fino a 3.5x
    • 40 megapixel ultrawide, f/2.2, AF, 112° FOV
  • Fotocamere anteriori:
    • interna - 20 megapixel, f/2.2, 90° FOV
    • esterna - 20 megapixel, f/2.2, 90° FOV
  • Batteria: 5.150 mAh, ricarica a 66W via cavo, ricarica a 50W wireless, carica inversa a 5W
  • Sensori: lettore di impronte digitali sul lato, accelerometro, giroscopio, prossimità, bussola, barometro
  • Connettività: Wi-Fi 802.11 a/b/g/n/ac/6e/7, dual-band, Wi-Fi Direct, Bluetooth 5.3, NFC, infrarossi, USB Type-C 3.1 ( OTG, Display Port 1.2), GPS (L1+L5), GLONASS (L1), BDS (B1I+B1c+B2a), GALILEO (E1+E5a)
  • Audio: speaker stereo, audio24-bit/192kHz Hi-Res, supporto ai codec A2DP, LE, aptX HD, LDAC
  • SO: Android 14 con MagicOS 8.0.1
  • SIM: Nano-SIM, eSIM o Dual Nano-SIM (dual stand-by)
  • Dimensioni:
    • da aperto - 156,6 x 145,3 x 4,5 mm
    • da chiuso - 156,6 x 74 x 9,3 mm
  • Peso: 226 g (versione Black con retro in fibra Aerospace) / 230 g (versioni rossa e verde)
  • Certificazioni: IPX8 (fino a 2,5 metri per 30 minuti)
  • Colori: Velvet Black, Tundra Green, Red

Vediamo qualche altro dettaglio nell'attesa di saperne di più sulla disponibilità in Europa.

Le dimensioni, insieme alla scheda tecnica da vero top di gamma, sono ovviamente uno dei suoi punti di forza. Già con Magic V2 HONOR aveva fatto un ottimo lavoro, e con il V3 ha battuto sé stessa: da aperto è spesso solo 4,5 mm (circa), da chiuso invece 9,2 mm. Il suo più diretto concorrente arriva a ben 12,1 mm. Anche il peso non è male: 226 grammi per la versione più leggera, contro i 239 grammi della concorrenza. Ci sono smartphone top di gamma non pieghevoli che pesano più di questo. È pur vero che è appena stato presentato un altro concorrente che, in quanto a dimensioni, si avvicina davvero molto al risultato ottenuto da HONOR.

La cerniera, denominata da HONOR "Super Steel Hinge", è stata progettata (e testata) per resistere a qualcosa come 500.000 pieghe. Come si evince dal video poi, la piega in mezzo allo schermo è poco evidente, il che non guasta affatto. La batteria di terza generazione è al silicio-carbonio: come accenniamo nel filmato, è più grande di quella che si trova in altri pieghevoli, e come se non bastasse supporta anche la ricarica rapida wireless a 50W. I display, sia quello interno che quello esterno, presentano protezioni particolari. Quello esterno ad esempio, più soggetto a sollecitazioni, è protetto da un schermo antigraffio "NanoCrystal". Quello interno vanta anche protezioni software aggiuntive per salvaguardare la vista dell'utente.

Il nuovo pieghevole di HONOR vanterà ovviamente anche tante funzionalità basate su intelligenza artificiale, come Magic Portal potenziato, ma per saperne di più dovremo attendere almeno fine agosto.

Come avrete notato, Magic V3 sarà disponibile in più colori. Ma non cambia appunto solo il colore, ma anche materiale, finitura e peso. La versione nera ha il retro in fibra Aerospace, e di conseguenza è anche un po' più leggero (226 contro i 230 grammi delle altre varianti). Le due versioni verde e rossa hanno invece una finitura più in stile pelle.

Questo purtroppo è solo un primo assaggio di cosa ha da offrire il nuovo pieghevole di HONOR. Qualche dettaglio in più lo troverete qui sul sito ufficiale, dove sarà possibile iscriversi per ottenere uno sconto esclusivo per l'acquisto dello smartphone, con la possibilità fra l'altro di vincere un buono sconto di 1.000€ da usare per acquistarlo. Prezzo e disponibilità sono sconosciute, ma lo smartphone arriverà anche in Europa. Chissà che HONOR non decida di sfruttare la cornice dell'IFA di Berlino per svelare ufficialmente i dettagli mancanti.

Il sample per questo articolo è stato fornito da HONOR, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

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Con Matter Casting trasmetti i contenuti dal telefono alla Fire TV: come funziona

Tue, 07/23/2024 - 11:40

Amazon lo aveva annunciato al CES di inizio anno per Echo Show 15: la risposta alla giungla dei protocolli proprietari per la trasmissione dei contenuti come AirPlay 2 o Google Chromecast

Stiamo parlando di Matter Casting, una tecnologia che sfrutta lo standard Matter e non richiede hardware specifico. Vediamo come funziona, perché da oggi è disponibile per la vostra Fire TV.

Arrivato a inizio anno sui dispositivi Echo Show 15 compatibili, da oggi tutte le Fire TV, comprese le Smart TV di Panasonic con Fire TV integrata, possono usare Matter Casting

La tecnologia, come abbiamo anticipato, consente di trasmettere i contenuti dal telefono alla TV, oltre che controllarli o navigare all'interno dell'interfaccia, ed è stata recentemente migliorata con l'aggiornamento Matter 1.3. Matter Casting infatti supporta la comunicazione da app ad app: è il tuo telefono a controllare direttamente l'app sulla TV.

Vediamo come usarlo. Prima di tutto, aggiorna la tua Fire TV all'ultima versione del software. Per farlo, vai su Impostazioni, clicca su La mia Fire TV (o Dispositivo e Software), seleziona Informazioni e clicca su Verifica la presenza di aggiornamenti di sistema. Effettua l'aggiornamento. 

Adesso per usare Matter Casting, devi prima di tutto installare Prime Video su Android o iOS, poi trova il programma che vuoi guardare e avvia la trasmissione.

Tocca l'icona di trasmissione in alto a destra (un rettangolo con delle ondine) e seleziona in basso il tuo dispositivo Fire TV: inizierai a vedere il contenuto selezionato sulla tua Fire TV, pur con la possibilità di continuare a usare il tuo smartphone o il dispositivo per altre attività (ad esempio navigare in Internet, controllare la casella di posta, e così via).

Non solo, ma da app potrai controllare la riproduzione, come mandare avanti o indietro, o anche mettere in pausa ciò che stai guardando. V

olendo, puoi anche cambiare programma o film dal tuo telefono, scegliendo qualcos'altro da guardare. Se un contenuto è già in riproduzione sulla tua TV, puoi cliccare "trasmetti" e controllarne lo stato.

Prime Video è la tua passione o ti piace usare Fire TV di Amazon per guardare i tuoi film o serie TV preferiti? Ecco alcuni approfondimenti per aiutarti a usarla al meglio.

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La sezione Documenti arriva anche sulla versione Web di Google Foto

Tue, 07/23/2024 - 10:57

Dopo l'arrivo sulle app Android e iOS, Google Foto riceve finalmente la nuova sezione Documenti anche da Web, il che consente di suddividere per argomenti la vostra galleria per avere sempre sotto mano tutti i nostri documenti di cui abbiamo scattato una foto. 

Scopriamo come funziona, oltre a ricordarti la nostra guida su come eliminare foto da Google Foto ma non dal dispositivo.

La sezione Documenti di Google Foto è una nuova voce che troverai alla pagina web dello strumento, nella scheda Raccolta e sotto alle voci Preferiti e Album. 

Aprendo la pagina Web, vedrai subito una notifica blu che indica la sezione e specifica I documenti vengono ora organizzati automaticamente per categoria.

Nella sezione, troverai una serie di categorie, come Screenshot, Libri e riviste, Informazioni sull'evento, Identità, Metodi di pagamento, Note, Ricette e menu, Ricevute o Social

Nel caso le tue foto corrispondano a una delle categorie (secondo l'app) verranno raggruppate di conseguenza, e potrai accedervi velocemente cliccando sull'icona a forma di freccia a sinistra della voce Documenti, a sinistra. Questo aprirà un menu a discesa, da cui potrai cliccare sulla categoria corrispondente.

Ma a cosa servono i Documenti? Sono, come potrai immaginare, degli album automatici che offrono un archivio dopo 30 giorni per vari tipi di categorie di immagini, che verranno riconosciute dall'IA di Google e quindi taggate di conseguenza. 

Questa novità di Google Foto è un grande aiuto per chi fotografa documenti importanti per ricordarseli e ora li troverà sempre a disposizione, non solo da app ma anche comodamente dal PC, per scaricarli o condividerli. 

Google Foto è una delle app più popolari per gestire la propria galleria fotografica, ma sai come utilizzarla al meglio? Ecco alcune guide che potrebbero fare al caso tuo.

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Tormentati dalle zanzare? Provate questo originale accessorio antiprurito!

Tue, 07/23/2024 - 10:44

I nostri smartphone ormai ci aiutano in sempre più attività quotidiane, e qualche anno fa non avremmo mai pensato che ci avrebbero aiutato con le punture di zanzara. Ma ultimamente è salito in cattedra un curioso quanto promettente accessorio dopopuntura di zanzara (e altri insetti, anche vespe e api) per smartphone che potrebbe interessare anche voi.

L'estate è ormai nel suo pieno, e le zanzare, almeno alle nostre latitudini, rappresentano un serio fastidio. Questo vale soprattutto per i più piccoli, che sono portati a grattarsi con meno controllo, con il rischio di farsi male. E allora l'accessorio di heat it diventa molto interessante.

L'accessorio del quale parliamo è prodotto dall'azienda tedesca heat it, ed è un dispositivo medico. Prima di capire come funziona a livello pratico, è interessante vedere perché è efficace.

Il concetto alla base del suo funzionamento è stato studiato e validato all'interno di laboratori di ricerca, proprio a certificare che non si tratta di magia. Il principio alla base consiste nel riscaldare in maniera estremamente localizzata il punto in cui è avvenuta la puntura di insetto. Questo riscaldamento particolarmente locale dovrebbe impattare sulla percezione del nostro sistema nervoso del prurito, alleviando la voglia di grattarsi.

Quanto abbiamo appena scritto è strato dimostrato in uno studio scientifico condotto da ricercatori del Fraunhofer Institute for Translational Medicine and Pharmacology e del Allergology and Immunology, Institute of Allergology, Charité – Universitätsmedizin Berlin. Si tratta di istituzioni universitarie tedesche. Lo studio ha preso in considerazione un gran numero di persone, circa 1.750, le quali hanno sperimentato il nuovo dispositivo che prevede il riscaldamento localizzato sulla puntura.

I risultati hanno certificato una riduzione del 51% del prurito nel primo minuto successivo alla puntura, rispetto a chi non ha usato il dispositivo, e del 81% nei 5-10 minuti successivi al trattamento. Tali parametri sono stati calcolati tramite questionari compilati dai partecipanti. Se volete saperne di più, vi suggeriamo di leggervi l'articolo completo.

E ora arriviamo a descrivere come funziona nel pratico:

  1. Ovviamente sarà necessario acquistare il dispositivo di heat it. Lo trovate anche su Amazon, in basso trovate il link diretto. C'è la versione USB-C per Android e quella USB-C compatibile anche con iPhone.
  2. Dopo l'acquisto dovrete scaricare la sua app, inizializzarla e collegare il dispositivo alla porta USB-C.
  3. A questo punto sarà necessario regolare i parametri di funzionamento, e in particolare la potenza del riscaldamento. Al primo utilizzo l'azienda suggerisce di tenere la potenza al minimo.
  4. Quindi non vi resta che posizionare l'estremità bianca del dispositivo sulla puntura, e attendere il completamento del trattamento che viene indicato dall'app sullo smartphone che state usando.

Qui sotto trovate un video che mostra le nostre prime impressioni sul funzionamento di heat it. Come suggerito dalla stessa heat it, l'età minima suggerita per il suo utilizzo è 12 anni.

Come abbiamo menzionato sopra, questo accessorio dopopuntura è disponibile su Amazon Italia al prezzo di 29,95 euro. Trovate sia la versione compatibile solo con Android che quella compatibile anche con iPhone. Allo stesso prezzo tra l'altro. Qui sotto trovate i box diretti per l'acquisto di heat it su Amazon.

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Il prossimo Chromecast sarà diverso da tutti gli altri. E non si chiamerà Chromecast

Tue, 07/23/2024 - 10:19

Sono passati ormai quattro anni dal lancio dell'ottimo Chromecast con Google TV, ed è ormai ora di un aggiornamento. Ma a quanto pare la GrandeG avrebbe intenzione di rivoluzionare il dispositivo, con una nuova forma, un nuovo telecomando e soprattutto un nuovo nome. 

Scopriamo tutti i dettagli di Google TV Streamer, ma non prima di ricordarti la nostra guida su come configurare Chromecast.

Scordati il formato dongle che penzola dal TV: con Google TV Streamer la GrandeG punta a un design da set-top-box, con una superficie molto ampia a forma di pillola e una base che richiama il linguaggio di design della base di Pixel Tablet

Non si sa nulla sulle specifiche, solo quello che possiamo vedere dalle foto condivise dal portale 9to5Google. L'immagine di copertina mostra due cavi uscire dalla parte posteriore della base, il che fa pensare a un cavo di alimentazione e a un cavo HDMI. 

Da quanto si può vedere, il dispositivo dovrebbe poter stare sotto a un televisore, a meno che l'ampia superficie superiore non abbia una destinazione d'uso. Un'ipotesi può essere per esempio il Tap to Cast, la funzione che era stata annunciata a inizio 2024 per Pixel Tablet e che sfrutta l'ultra wideband per trasferire la riproduzione musicale tra telefoni Pixel e il tablet. 

Anche il telecomando è cambiato, seppur in modo minore. Come abbiamo già avuto modo di vedere, sarà dotato di un design più allungato, troviamo il D-Pad e i pulsanti indietro e Home (che è tutto grigio) sulla prima riga.

Il tasto per attivare il microfono non presenta più il marchio Google Assistant, ma una semplice icona a forma di microfono e un profilo rialzato. 

Il bilanciere del volume è stato spostato dal bordo destro sulla parte frontale del telecomando, e c'è anche un nuovo pulsante mute. Sotto, troviamo le scorciatoie per YouTube e Netflix, il tasto accensione e una scorciatoia con icona a forma di stella, denominata anche Magic. Questo dovrebbe consentire la programmazione di una scorciatoia personalizzata o per i preferiti.

Ancora non sappiamo se il nuovo Google TV Streamer, nome condiviso da 9to5Google, sostituirà entrambi gli attuali Chromecast, ma quello che è certo è che, come abbiamo avuto modo di vedere a maggio 2024, il brand Chromecast sarebbe alla fine della corsa. 

All Google I/O 2024 il brand Chromecast built-in è stato cambiato in favore Google Cast, e il nuovo nome Google TV Streamer sembra un'ulteriore indicazione che a Google il marchio Chromecast vada ormai stretto.

Se utilizzi un dispositivo Chromecast, forse potrebbero interessarti una serie di approfondimenti dedicati, con alcuni trucchi per sfruttarlo al meglio. 

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Chrome fa la spia sui tab ingordi: come abilitare la nuova funzionalità di monitoraggio

Mon, 07/22/2024 - 23:44

Chrome è il browser più popolare al mondo senza alcun dubbio, anche se da sempre è stato affiancato al concetto di consumo particolarmente alto delle risorse del dispositivo sul quale viene usato. E allora vi interesserà sapere che sta arrivando una funzionalità per il monitoraggio dei tab Chrome con consumo eccessivo.

Negli ultimi anni abbiamo visto Google impegnarsi particolarmente nello sviluppo di funzionalità e migliorie per gestire il consumo eccessivo di risorse del suo popolare browser. E la novità che stiamo per vedere rientra proprio in questo contesto.

La novità che ha sviluppato Google, e che ha già iniziato a testare, riguarda il monitoraggio del consumo dei tab con avvisi che intervengono quando il consumo di risorse supera una certa soglia di allarme. In pratica, Chrome vi avviserà quando uno o più tab iniziano a consumare troppo.

Come vedete dallo screenshot in basso, l'avviso verrà presentato sotto forma di popup nell'angolo in alto a destra dell'interfaccia di Chrome. L'avviso conterrà una breve descrizione sulla natura dell'avviso e la lista dei tab che sono stati identificati come troppo esosi in termini di risorse hardware.

Alla comparsa dell'avviso sarà possibile risolvere il problema, andando a terminare l'esecuzione di uno o più tab riconosciuti come esosi.

La novità che abbiamo appena descritto non è disponibile ancora per tutti. Come abbiamo menzionato all'inizio, si tratta di una funzionalità che Google sta testando nella versione Canary di Chrome. Ecco come abilitare la funzionalità:

  1. Accedere alla sezione flag del browser, recandosi all'indirizzo chrome://flags
  2. Cercare la funzionalità tramite la chiave di ricerca #performance-intervention-demo-mode.
  3. Abilitare la funzionalità e accettare di riavviare Chrome come suggerito dalla finestra che apparirà inferiormente all'interfaccia.
  4. Accedere alla sezione chrome://settings/performance/general delle impostazioni di Chrome, e controllare che l'opzione Performance Issue Alert sia effettivamente abilitata.
  5. A questo punto recarsi alla pagina chrome://discards e selezionare l'opzione Trigger performance CPU intervention.

Dopo aver effettuato questi passaggi, se tutto è andato a buon fine, la funzionalità che abbiamo descritto prima dovrebbe essere attiva. E quindi dovreste vedere gli avvisi in merito ai tab esosi nel caso in cui ciò si verificasse.

Ribadiamo che si tratta di una novità che al momento è disponibile esclusivamente per chi ha la versione Canary di Chrome, dunque ancora non troverete le opzioni descritte all'interno della sezione flag di Chrome stabile.

Per chiudere vi lasciamo una serie di guide interessanti per coloro che hanno intenzione di approfondire l'utilizzo e la personalizzazione di Chrome:

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I Pixel 9 supporteranno la connessione satellitare: con Android 15 arriverà Pixel Satellite SOS

Mon, 07/22/2024 - 19:00

La connettività satellitare sugli smartphone ha debuttato sulla serie iPhone 14. In tal senso, Google ha registrato qualche ritardo a cui, però, sta rimediando. Il supporto a tale funzione, infatti, è previsto con Android 15. In particolare, la nuova serie Pixel 9 beneficerà della funzionalità Pixel Satellite SOS. 

Nella beta 4 di Android 15 lo staff di Android Authority ha individuato delle stringhe di codice che fanno riferimento diretto alla funzione di connettività satellitare. La funzione, come confermato da queste stringe, dovrebbe chiamarsi Pixel Satellite SOS e probabilmente sarà gratuita per i primi due anni.

Se questa notizia venisse confermata, significherebbe che Google ha seguito l'esempio di Apple, la quale fornisce gratis la connettività satellitare per due anni dall'attivazione di un iPhone 14/15.

Approfondendo le stringhe del codice, si può leggere che i Pixel verranno aggiornati al fine di supportare la comunicazione satellitare. Dando per scontato che i dispositivi della serie Pixel 9 supporteranno da subito la funzione, si può ipotizzare che la stessa verrà rilasciata anche sugli smartphone precedenti. Tuttavia, quest'ultimi potrebbero non possedere l'hardware necessario per far funzionare il tutto al meglio. Insomma, su questo punto occorrerà attendere una comunicazione ufficiale (un'altra ipotesi è che i Pixel 9 riceveranno la funzione in un secondo momento tramite aggiornamento).

Intanto, sui Pixel 9 circolano sempre più indiscrezioni. Le ultime hanno consentito di fare luce sul comparto fotografico, che potrebbe rappresentare un importante passo in avanti rispetto alla precedente generazione. Difatti, sembrerebbe che Google implementerà un nuovo sensore grandangolare, un nuovo telephoto ed una nuova fotocamera frontale (il sensore principale sarà lo stesso già visto sulla serie Pixel 8).

Restando in tema, potrebbe tornare utile consultare la nostra guida su come funziona l'SOS emergenza satellitare di iPhone, che in alcune situazioni di pericolo può rivelarsi davvero una funzionalità preziosa.

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Windows on ARM ha davvero un futuro? Scopriamolo con l'ASUS Vivobook S 15 con Snapdragon X Elite!

Mon, 07/22/2024 - 18:06

Vivobook S 15 non sarà uno Zenbook (e fin qui era ovvio), ma cerca comunque di non sfigurare. Design moderno, profilo sottile, un buon numero di porte, e anche un buon bilanciamento del peso, che consente di aprirlo agevolmente con un dito solo.

Realizzato con un telaio in lega di magnesio, il laptop è abbastanza leggero (1.478 grammi sulla nostra bilancia) e spesso un centimetro e mezzo.

La cornice in plastica attorno allo schermo (comunque piuttosto sottile, soprattutto ai lati) e una rigidità generale che un po' lascia a desiderare sono i due punti deboli principali, che però solo in parte si ripercuotono sull'esperienza d'uso.

Il Vivobook S 15 include una tastiera con tastierino numerico su 3 colonne, con i tasti solo lievemente più piccoli rispetto alle lettere, per massimizzare lo spazio disponibile. Il touchpad è decentrato, come se ignorasse la presenza del tastierino: esteticamente forse non sarà il massimo, ma dal punto di vista dell'usabilità è la scelta migliore.

Il notebook è anche sopravvissuto ai test MIL-STD 810H, una garanzia in più di resistenza e durata nel tempo, che fa perdonare le piccole leggerezze di cui abbiamo discusso.

Nota di merito per la cerniera che si flette fino a 180 gradi, consentendo di posizionare lo schermo in modo completamente piatto, facilitando la collaborazione e la condivisione con colleghi o amici. 

La tastiera del Vivobook S 15 è comoda, con tasti squadrati con una corsa di 1,4 mm e un meccanismo a forbice. La digitazione è precisa, anche se la forma dei tasti non è il massimo in quanto a ergonomia, ma in compenso il feedback percepito sulla punta delle dita non è ben marcato.

Il tastierino numerico è un pelo sacrificato, ma non troppo, e chiunque faccia uso intenso di fogli di calcolo lo gradirà, mentre gli altri potranno quasi scordarsi della sua esistenza. Peccato però per il tasto invio su singola linea con la ù al di sopra, una divergenza rispetto al layout ITA standard che richiede un po' di abitudine.

Buona la retroilluminazione RGB a zona singola, regolabile su tre livelli, anche se il colore azzurro non è esattamente quello che avremmo scelto noi, perché si amalgama un po' troppo con il grigio dei tasti, complici le lettere scritte in modo piuttosto fine. Per comodità è anche possibile impostare il suo avvio/spegnimento automatici, sebbene sia presente anche un tasto dedicato (F4) alla retroilluminazione.

Il touchpad è ampio e preciso, senza alcun gioco prima del clic. La posizione è ottimale per l'uso prolungato e i gesti multitouch, come lo zoom, lo scorrimento e il pinch-to-zoom, vengono riconosciuti correttamente. Dal software ASUS potete aggiungere dei gesti smart in più oltre a quelli di Windows, ad esempio per regolare il volume, la luminosità, o la timeline di un video. Il clic è forse un pelo troppo morbido e "rumoroso", ma a parte questo non c'è nulla di cui lamentarsi.

ASUS Vivobook S 15  (S5507) è disponibile nella seguente configurazione.

  • Schermo: OLED 15,6'' 3K (2.880 x 1.620 pixel), refresh fino a 120Hz OLED, luminosità 600 nit, 100% DCI-P3, VESA DisplayHDR True Black 600, TÜV Rheinland per la protezione degli occhi, non touch
  • CPU: Qualcomm Snapdragon X Elite - X1E78100
  • RAM: 16 GB LPDDR5X 7467 MHz
  • Archiviazione: 1 TB SSDI M.2 NVMe PCIe 4.0
  • Webcam: full HD con fotocamera IR per il riconoscimento del volto
  • Connettività: Wi-Fi 6E, Bluetooth 5.0
  • Porte: 2x USB 3.2 Gen 1 Type-A, 2x USB-C 4.0 Gen 3, HDMI 2.1, microSD, jack audio combo
  • Batteria: 70 Wh
  • Peso: 1,42 Kg
  • OS: Windows 11 Home

Lasciando un attimo da parte il processore di Qualcomm, del quale parleremo più in dettaglio a breve, Vivobook S 15 ha tutte le carte in regola. Troviamo infatti un ampio numero (e varietà) di porte, tutta la memoria che occorre, e un godibilissimo schermo OLED.

Volendo essere pignoli manca un lettore di impronte digitali e il Bluetooth non è certo l'ultima versione, ma sul resto c'è poco da dire. La batteria è discretamente capiente, e coniuga bene le esigenze di autonomia e leggerezza.

Anche l'audio non è trascurato, grazie agli altoparlanti certificati Harman Kardon con supporto Dolby Atmos. Mancano ancora più bassi del dovuto e il volume massimo non è troppo alto, ma in compenso il suono è chiaro e coinvolgente.

L'ASUS Vivobook S 15 vanta un display OLED da 15,6 pollici che rappresenta uno dei suoi fiori all'occhiello.

Si tratta infatti di un pannello a risoluzione 3K (2.880 x 1.620 pixel) in 16:9 (peccato, ormai ci stiamo abituando a 16:10 o rapporti di forma ancor più squadrati) con un refresh rate di 120 Hz (variabile, anche se Windows ancora non gestisce benissimo la cosa).

Sono presenti tutte le classiche opzioni software da parte di ASUS per la prevenzione del burn-in, e anche per la gestione del colore. È lecito aspettarsi neri profondi, colori vivaci e con un'ampia gamma cromatica, e un buon intervallo dinamico.

La luminosità di 600 nit è un altro punto a suo favore, e consente di vedere bene in quasi ogni situazione, anche se la finitura lucida un po' accentua i riflessi e nelle situazioni più difficili la retroilluminazione non è sufficiente a eliminarli del tutto.

Durante la visione di contenuti in HDR poi i limiti di luminosità diventano più evidenti, e per quanto la visione sia generalmente buona, non può essere paragonata a quella di un buon televisore.

Si tratta comunque di uno schermo che dà soddisfazione su un portatile del genere, sia per i professionisti che necessitino buona calibrazione e una resa fedele, sia per chi ami svagarsi. Peccato solo non aver potuto sfruttare tutti i nostri strumenti di rilevazione a causa del software, ma di quello parleremo poi.

E veniamo al piatto forte: le prestazioni del processore Snapdragon X Elite, l'elemento di punta del rinnovato sforzo di Qualcomm e Microsoft per Windows on ARM.

Iniziamo dalle buone notizie. Le performance ci sono, anche in abbondanza. Cinebench 2024 fa registrare 1.050 punti in multi-core, costanti. Questo significa non solo che con multiple ripetizioni del benchmark il valore più o meno non cambia, ma anche che i numeri rimangono gli stessi a batteria. Detta altrimenti: non ci sono cali di prestazioni qualora scollegassimo l'alimentatore, cosa che invece non si può dire di tanti sistemi x86, dove le performance possono variare molto.

Per di più 1.050 è un punteggio molto alto, in linea con un M2 Pro, giusto per iniziare il parallelo con gli Apple Silicon, che è praticamente telecomandato. Rimanendo in ambito Intel, per superare (di poco) questo valore ci vuole un i9-13900H, giusto per sottolineare che siamo nella fascia alta del mercato in quanto a potenza di calcolo.

Prima di andare avanti chiariamo però due cose, forse banali. La prima: testare i nuovi processori Qualcomm non è facile. Mancano non solo i test necessari per farlo (molti dei benchmark che solitamente usiamo o non girano, o non danno risultati affidabili, restringendo parecchio le prove oggettive da fare) ma anche gli strumenti utili a monitorare lo stato del sistema (anche in questo caso per un fatto di compatibilità). La seconda: un singolo benchmark non può certo dirci tutto, ma ne stiamo parlando perché è quello maggiormente esemplificativo (tra i pochi funzionanti) del comportamento generale della macchina.

Paradossalmente le maggiori informazioni (sempre che siano affidabili) ce le dà l'app MyASUS, secondo la quale, sotto carico massimo, il processore non supera i 70°. Di per sé non sarebbe nemmeno un valore malvagio (tenete comunque conto che i processori ARM non vanno su di temperatura come gli x86), ma fatto sta che per raffreddarlo è comunque necessario un sistema di raffreddamento "standard" (2 ventole a 6.700 giri e relativa heat pipe sulla CPU), laddove sui MacBook Pro siamo ormai da tempo abituati a ventole che quasi non si sentono.

E questo ci porta a un'ulteriore considerazione. Il punteggio di cui sopra, per quanto encomiabile, è stato raggiunto con un "livello di sforzo" paragonabile a quello di un Intel / AMD di pari livello. Se non ci avessero detto che dentro al Vivobook c'è un processore Qualcomm non lo avremmo certo indovinato. Il comportamento (e la rumorosità) delle ventole e le temperature superficiali (oltre all'ampio getto d'aria calda posteriore) sono assolutamente paragonabili a quelli di sistemi x86. Nella stessa situazione, la ventola di un MacBook Pro è a malapena udibile, e superficialmente la temperatura è di almeno 4-5° inferiore.

Un altro elemento che rafforza questa idea di performance per Watt non certo ideali (laddove con gli Apple Silicon sono un autentico fiore all'occhiello) è la potenza richiesta. In questa modalità ad alte prestazioni la batteria del Vivobook S 15 si scarica a vista d'occhio, segno di un consumo molto elevato.

A questo punto dobbiamo però specificare una cosa importante. ASUS prevede 4 modalità di gestione delle ventole (e quindi delle prestazioni) e finora ci siamo occupati di quella a massime performance. Passando direttamente a quella "sussurro", che praticamente spegne le ventole, ecco che Cinebench cala a 750 punti, ottenuti però con estrema silenziosità e temperature decisamente più basse (7-8 gradi in meno).

Per quanto siano quasi un 30% in meno, 750 punti continuano a essere un ottimo valore, superiore al massimo ottenibile da tanti sistemi x86 anche moderni. In questo momento sto testando un Core Ultra 7 155H che al massimo delle prestazioni arriva a 710 punti, tanto per dare un metro di paragone. 

La buona notizia è insomma che potete usarlo in modalità silenziosa senza per questo rinunciare a prestazioni più che abbondanti per ogni uso comune, e anche per qualcosa di più.

Lo Snapdragon X Elite è insomma sì un processore potente, anche molto potente. A parità di consumi non è però così performante come un moderno Apple Silicon, e questo si ripercuote negativamente su autonomia e rumorosità del sistema, quando vogliamo sfruttarlo al massimo. 

C'è poi il piccolo fastidio di dovere di volta in volta scegliere manualmente, tra le 4 modalità della ventola, quella più adatta a ogni situazione, consci che prestazioni, autonomia, e silenziosità sono un trinomio che non è possibile coniugare bene come con i sistemi di Apple.

Ci sarebbe poi un discorso a parte da fare sulle prestazioni della GPU, che tendenzialmente sono anche molto buone, ma difficili da misurare e soprattutto con una quantità di giochi disponibili limitata. Di certo chi si avvicina a una macchina di questo tipo non lo fa per il gaming, anche perché, al contrario di altre soluzioni dove puoi contare su una grafica discreta, qui non è a prescindere possibile appoggiarsi sulle moderne GPU di NVIDIA o AMD.

Vivobook S 15 è un notebook affascinante. Del resto si tratta di uno dei capostipiti di una nuova generazione di prodotti, che vorrebbero rilanciare Windows on ARM, quindi difficilmente poteva essere altrimenti.

Da una parte abbiamo dei passi avanti netti rispetto al passato. Come abbiamo appena visto, i nuovi processori di Qualcomm sono veloci, anche molto veloci, e non fanno certo rimpiangere il cambio di architettura. Purtroppo però questo cambio è quasi impercettibile in apparenza. Quando le performance vanno su, le ventole fanno altrettanto, e viceversa, esattamente come siamo stati abituati nei sistemi x86. Su smartphone e tablet, per non parlare dei Mac, siamo invece abituati ad avere processori ARM velocissimi e anche silenziosi.

Per fortuna questo discorso non vale per tutto. L'accensione e il risveglio dallo standby, ad esempio, sono quasi istantanei, e hanno quell'immediatezza che ritroviamo appunto sui dispositivi mobili. Chi non stia lì a spaccare il capello sulle performance gradirà poi molto la modalità sussurro, che come già accennato è l'unica che consente di avere un'esperienza silenziosa, e che nel nostro uso è stata quasi sempre la scelta predefinita.

Un capitolo a parte andrebbe aperto sulle funzioni Copilot+. Si tratta infatti di uno dei primi portatili di questo tipo (per saperne di più sui PC Copilot+ potete leggere il nostro approfondimento), con tanto di pulsante dedicato a richiamare l'assistente di Microsoft, ma sinceramente, almeno per ora, stentiamo a trovarlo rivoluzionario nell'uso quotidiano.

Chi già utilizzi altri software di IA generativa probabilmente continuerà a farlo; il vantaggio di Microsoft è di avere tutto integrato a livello di sistema operativo, con funzioni che vanno dal riconoscimento vocale, al miglioramento delle videochiamate, sia sul fronte video che audio. Inoltre l'interfaccia Copilot+ è personalizzabile, consentendo all'utente un certo margine di scelta.

A proposito della fotocamera, questa prevede lo sblocco col volto (assente invece il lettore di impronte digitali), che funziona alla prima nel 90% dei casi, anche se alcune volte abbiamo dovuto aggiustare la posizione del viso per farci riconoscere meglio.

Il vero nodo gordiano rimane però sempre il software. Anzi, lo è una volta di più. Da una parte infatti il processore ARM di Qualcomm non riesce ancora a offrire del tutto quelle performance per Watt che davvero cambiano il modo d'uso, e in mancanza di un forte incentivo al cambio di architettura, le app disponibili rimangono un problema.

I passi in avanti rispetto al passato ci sono e i software nativi possono anche andare bene per l'uso generico (navigazione, Office, multimedia), ma appena ci si spinge un po' più in là tornano i soliti problemi. Parliamo o di software non disponibile a prescindere, o di una emulazione non sempre efficace. In entrambi i casi gli utenti Windows devono venire a patti con una cosa alla quale non sono abituati: la carenza di software.

Windows, per sua stessa natura, deve tenere il piede in più scarpe. Apple invece il vantaggio di un'integrazione hardware-software inavvicinabile per il modello su cui si basa la concorrenza; ma per quanto sia impari, è questo il paragone da fare. A oggi sui Mac le applicazioni native non sono un problema nella netta maggioranza dei casi, su Windows on ARM non si può dire lo stesso. E in generale i MacBook offrono un'esperienza diversa da quella di un portatile x86 (al netto del software), mentre per molti versi su questo Vivobook quasi non si percepisce la diversa architettura (sempre al netto del software), in particolare se vogliamo il massimo delle performance.

Il passo in avanti rispetto al passato c'è, ed è netto, ma ci vuole ancora uno sforzo ulteriore. Speriamo che Microsoft e Qualcomm (o eventuali terze parti) non si diano per vinte adesso, perché sarebbe un vero peccato, dato che le potenzialità ci sono tutte.

Vivobook S 15 ha una batteria da 70 Wh con tempi di ricarica piuttosto rapidi (60% in 50 minuti, con l'alimentatore USB-C da 90 Watt incluso). 

Al netto di questo, l'autonomia dovrebbe essere uno dei punti forti del cambio di architettura da x86 ad ARM, e in linea di massima è così. Con un utilizzo ordinario (navigazione, multimedia, small office) si superano infatti abbondantemente le 8 ore lavorative, con un'autonomia che può anche sfiorare le 15-16 ore con un uso abbastanza leggero e con un po' di accortezza nella gestione della retroilluminazione del display.

Non è però tutto cristallino. Lo streaming video ad esempio consuma un po' più di quanto avremmo pensato, tanto che è quasi più facile ottenere una maggiore autonomia in navigazione, mentre con l'uso intenso, senza alcuna attenzione al risparmio energetico, il Vivobook è arrivato a zero dopo circa 40 minuti. Sì, sono pochissimi!

Per di più la gestione delle ventole e quindi dell'autonomia è un po' macchinosa, nel senso che non ci sono solo le opzioni di Windows ma anche quelle di ASUS. Grazie al software del produttore è infatti possibile scegliere tra 4 modalità di risparmio energetico, da quella che minimizza l'uso della ventola a quella che esegue tutto alla massima velocità, ed è chiaro che questo cambi drasticamente le performance del processore, e di conseguenza anche l'autonomia.

C'è da dire che anche la modalità "sussurro", che in pratica quasi disattiva le ventole, ha comunque prestazioni molto buone, come abbiamo già evidenziato nel paragrafo relativo. Questo significa che, al netto di esigenze particolari, è possibile tenerala sempre abilitata, durante l'uso a batteria, per massimizzare così l'autonomia.

Deve insomma essere l'utente a ingegnarsi un po', scegliendo di volta in volta la modalità più adatta alle esigenze del momento, sia in termini di prestazioni che di autonomia desiderata.

Il prezzo di listino di ASUS Vivobook S 15 è di 1.399€. Non è certo una cifra bassa, ma nemmeno troppo alta, in rapporto all'hardware e alla concorrenza di pari fascia. Per fortuna online lo si trova già a qualcosa meno, anche da noti rivenditori.

La vera domanda semmai è un'altra: perché dovrei prendere un portatile Windows con architettura ARM anziché un x86? Perché allo stesso prezzo si trovano sistemi con processori Intel / AMD con un'esperienza utente quasi equivalente, e zero problemi software. E qui la risposta è più complessa, e si trova in tutto quello che abbiamo scritto finora.

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Su WhatsApp Web in arrivo gli username: gli utenti potranno nascondere il proprio numero

Mon, 07/22/2024 - 15:58

WhatsApp, da tempo, sta lavorando su una funzionalità che permetterà di creare un username univoco tramite il client Web. In questo modo, gli utenti potranno personalizzare i propri profili in piena sicurezza, senza la necessità di condividere il proprio numero di telefono. Attualmente, l'inedita opzione è in fase di sviluppo ma passo dopo passo l'iter si sta avviando verso la conclusione. Difatti, l'interfaccia utente della funzionalità è in fase di perfezionamento.

I nomi utenti su WhatsApp saranno univoci (a differenza, ad esempio, di quanto si verifica su Discord, dove gli utenti possono avere anche nomi identici grazie alla possibilità di aggiungere tag). Dunque, due utenti non potranno avere lo stesso nome utente. Per questo motivo, durante la scelta del proprio nome, sarà necessario verificarne la disponibilità.

In pratica, con questo update gli utenti saranno in grado di connettersi con amici, familiari e contatti senza dover condividere il proprio numero di telefono: verrà garantito, quindi, un ulteriore livello di privacy. Ovviamente, chi ha già il numero in questione salvato in rubrica potrà individuare facilmente l'utente. 

Peculiare il fatto che si tratti di una funzionalità di WhatsApp Web e non della versione classica. Probabile che per scegliere il nome utente, almeno in prima battuta, si dovrà appunto passare dalla versione web dell'app di messaggistica, ma è anche altrettanto probabile che il nome utente scelto sarà utilizzabile ovunque, anche dall'app per Android e iOS.

Anche se il team di sviluppatori di WhatsApp sta lavorando da tempo su questa funzione, ancora non sono chiare le tempistiche di rilascio. Tuttavia, sembrerebbe che il rilascio ufficiale non sia troppo distante. La funzionalità è stata scoperta da WABetaInfo.

WhatsApp è certamente una delle app di messaggistica più utilizzate al mondo. Le sue funzioni sono molteplici, anche grazie ai frequenti aggiornamenti. Pertanto può tornare sicuramente utile approfondirne le potenzialità grazie alle nostre guide, tra cui

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Un mese in compagnia di un mouse gaming alternativo che sicuramente non conoscete: Incott GHERO pesa 60 g e arriva a 8.000 Hz!

Mon, 07/22/2024 - 13:05

Iniziamo come di consueto dalla confezione, un po' più anonima del solito a dirla tutta. Al suo interno, oltre al mouse, troviamo un cavo USB-C a USB-A in corda, con la parte USB-C maschio leggermente reclinata per usarlo in modalità cablata senza che strusci troppo sul tappetino sulla scrivania, un adattatore USB-C femmina a USB-A femmina e il ricevitore USB per l'utilizzo senza fili. Quest'ultimo è un classico dongle a 1.000 Hz. Nel caso vogliate spingervi oltre, dovete comprare un ricevitore 8K aggiuntivo del costo di circa 17$. Per questa prova del GHERO l'ho testato sia con che senza questo ricevitore.

Incott GHERO è disponibile in due versioni: una classica e una variante PRO. In cosa differiscono? La variante PRO ha una batteria più grande (compatibile con la ricarica rapida), e di conseguenza un peso leggermente maggiore, e un rivestimento esterno con vernice UV. A parte questi dettagli, sono di fatto lo stesso mouse: condividono sensore, switch, compatibilità con ricevitore 8K, dimensioni ed estetica. Vediamo quindi la scheda tecnica:

  • Sensore: PAW3395, DPI fino a 26.000 (scatti di 50 in 50), 650 IPS, 50G+
  • Polling rate: 125/250/500/1000/2000/4000/8000 Hz
  • Connettività: USB-C con cavo dedicato 180 cm, Wi-Fi 2.4 GHz
  • Switch Tasti: HUANO Transparent Blue Shell Pink Dot
  • Numero pulsanti: 6
  • Encoder Rotellina: TTC Gold dust-proof
  • Batteria: 300 mAh (GHERO), fino a 95 ore | 500 mAh (GHERO PRO), fino a 143 ore
  • Dimensioni: 118 x 66 x 38,6 mm
  • Peso: 60 g (GHERO) | 66 g (GHERO PRO)

Incott GHERO rientra nella categoria dei mouse super leggeri. Certo, se scegliete la variante PRO siamo a 66 grammi, e c'è chi fa di meglio. Non pensiate che 6/7 grammi di differenza non si sentano, soprattutto se siete già abituati a questa categoria di mouse. C'è però da dire che marchi più blasonati, come banalmente Logitech G o ASUS, vi fanno pagare 2 o 3 volte tanto per avere pesi e performance simili.

Peso ridotto però non significa delicatezza. Il mouse è bello solido al tatto. La scocca esterna è resistente, e anche se sottoposta a sollecitazioni non produce scricchiolii né flessioni di alcun tipo. Inoltre scegliendo il modello PRO, che tra l'altro è il protagonista di questa recensione, avete una verniciatura esterna anche più resistente. E in effetti con la sua finitura opaca e con questa tipologia di verniciatura appunto, mi ha sorpreso per quante poche impronte trattiene. Come accennato anche nel titolo di questo articolo, l'ho usato per più di un mese, e a vederlo sembra appena uscito dalla confezione.

Per quanto riguarda le dimensioni? Siamo in linea con quelle di altri mouse dotati di caratteristiche simili. Il produttore lo suggerisce per utilizzatori con mani fra i 17 e i 19 centimetri, o alternativamente meno di 17. Le sue misure ammontano a 118 x 66 x 38,6 mm. Per confronto, un ROG Harpe ACE di ASUS misura 127,6 x 63,7 x 39,6 mm e un Logitech G G309 120 x 64 x 39 mm. Non è esagerato insomma, e anche le forme sono piuttosto classiche. A differenza però di altri mouse simili, il GHERO è leggermente asimmetrico. Le forme sono palesemente pensate per un'utenza destrorsa, e la presenza dei tasti extra solo sul fianco sinistro lo confermano in pieno. A me non è dispiaciuto affatto proprio per via di questa asimmetria, che lo rende molto comodo per il pollice. Fra l'altro i tasti laterali sono sufficientemente alti, il che vuol dire che non li si preme per sbaglio nei momenti più concitati.

A livello hardware, il mouse di Incott sfrutta un sensore custom PAW3395, uno dei più diffusi anche fra i mouse gaming di origine cinese che abbiamo visto le volte scorse. Il suo punto di forza è avere a disposizione un dongle extra (da acquistare a parte) che permette di usare altri step intermedi di polling rate. Il valore massimo è di 8.000 Hz, ma potete usarlo anche a 4.000, 2.000, 1.000 o anche meno. Il ricevitore base invece arriva a 1.000 Hz, che sono comunque sufficienti per buona parte degli utilizzatori. Ma usando il ricevitore a 8.000 Hz, che senso ha utilizzare invece valori intermedi come 4.000 o 2.000? Considerate questo: polling rate molto elevati incidono anche sulle performance del PC. Corsair, uno dei primi marchi a lanciare mouse e tastiere a 8.000 Hz, avvertiva i suoi utenti dal software che impostando valori così alti ci sarebbe stato un carico maggiore sull'hardware del PC, e che era consigliato usarlo solo se si aveva a disposizione PC dotati di componenti recenti. Se volete quindi superare i canonici 1.000 Hz ma il vostro hardware non è attualissimo, potete provare a usare gli step intermedi e vedere quanto influiscono a livello di carico di lavoro sulla CPU. Giusto per farvi un esempio banale, ho testato il mouse a 8.000 Hz su un Acer Predator 18 dotato di processore Intel Core i9-14900HX, e durante i test del polling rate le ventole sono partite a massimo regime.

Durante la ricarica potete usarlo in modalità cablata a 1.000 Hz. Tranquilli: il cavo non sarà in PARACORD o simili, ma come già accennato, è strutturato per non dare fastidio durante l'utilizzo. Per una settimana l'ho usato soltanto in modalità cablata, e non ci si accorge minimamente della differenza con la modalità senza fili, a patto di posizionare in modo intelligente il cavo.

Sul fondo troviamo due ampi piedini in PTFE, più un terzo che circonda il sensore. Tecnicamente sono sostituibili, ma in confezione non ci sono ricambi. Comunque sia dovrebbero andare avanti per un bel po' di tempo senza darvi problemi di sorta, soprattutto se usate il mouse con un tappetino morbido. Sempre sul fondo si nota un interruttore. Non serve solo ad accendere il mouse: ci torneremo nella sezione dedicata alle funzionalità.

A livello di estetica, il GHERO di Incott è disponibile in varie colorazioni, tutte molto sgargianti: giallo, arancione, rosso, bianco e rosa. L'unica un po' meno vistosa è la variante bianca, nel caso vogliate utilizzare il dispositivo in ambienti misti e non solo fra le mura di casa, dove nessuno vi giudica se usate un mouse super giallo. Io che l'ho usato in ufficio invece sono stato giudicato.

Incott GHERO e GHERO PRO sono dotati di sei tasti: i due principali, rotellina del mouse premibile, due tasti laterali programmabili e tasto per cambiare i DPI posto subito sotto la rotella del mouse. Buono il suo posizionamento: è abbastanza incavato, ed è veramente difficile premerlo per sbaglio mentre si gioca. In realtà è dotato di una doppia funzione. L'interruttore che trovate sul fondo ha 3 stati: OFF, ON e HZ. Se lo mettete su ON, il tasto cambia i DPI, colorando il LED integrato nella rotella del mouse di vari colori per fornirvi appunto un feedback visivo. Se lo mettete su HZ, il tasto cambia il polling rate del mouse. Il che ci porta a parlare del ricevitore extra.

Basta aprire la scheda prodotto su MechKeys e scorrere un po' per capire che la prima configurazione dell'Incott GHERO sarà un po' impegnativa. Se comprate il mouse base e vi accontentate del ricevitore da 1.000 Hz incluso in confezione non incapperete in nulla di che. I problemi, si fa per dire, cominciano con il ricevitore 8K. Non potete inserirlo e iniziare a usarlo. No: dovete scaricare un primo aggiornamento per la modalità cablata, un aggiornamento per il ricevitore 8K, e seguire una procedura specifica di abbinamento tra mouse e PC. È tutto spiegato nel manuale e nella guida che vi propone la stessa MechKeys sulla pagina del mouse. Le guide sono in inglese, e richiedono giusto un po' di pazienza. Non spaventatevi per via delle cartelle con caratteri cinesi o dei software non tradotti: si tratta di premere un paio di pulsanti, e Windows 11 ve li fa usare senza problemi, senza rilevare malware o codice malevolo. Però ecco, ci vuole pazienza e dovete masticare un po' di inglese. Se siete disposti a sobbarcarvi questo, potete poi usare il ricevitore 8K e regolare tutto anche via software.

Tra i file da scaricare c'è anche il software Windows ufficiale denominato incott-app. Da qui avrete accesso a una serie di funzionalità piuttosto classiche: creazione di 4 profili d'uso, regolazione dei DPI con 6 stadi da personalizzare con scatti di 50 in 50, gestione del polling rate, attivazione di angle snapping e simili, programmazione dei pulsanti (non solo quelli laterali), creazione di macro da assegnare ai tasti e simili. È un software spartano e solo in inglese, ma fa il suo dovere senza grossi drammi. Ecco cosa vi aspetta:

Com'è il feedback dei tasti? Davvero buono. Quelli principali sono piacevoli da usare, ed emettono sonorità gradevoli e non troppo rumorose. Sono premibili lungo tutta la loro superficie, permettendo anche impugnature del mouse alternative. Come di consueto un pelo peggio i tasti laterali, anche perché non hanno switch meccanici ricercati come quelli principali. C'è di peggio però, anche fra i marchi più blasonati. Ottima e precisa la rotellina, forse giusto un po' troppo bassa per i miei gusti, il che rende più difficile premerla. I tasti aggiuntivi, come già accennato, sono praticamente impossibili da premere per errore, segno che un minimo di criterio in fase di costruttiva c'è stato.

E all'atto pratico? Ve la faccio semplice: se mi ci fossi trovato male non lo avrei usato per più di un mese. Incott GHERO PRO mi ha fatto compagnia sia in ambito lavorativo che videoludico, con un uso giornaliero di svariate ore appunto per le mansioni più disparate. L'ho usato prevalentemente a 800 DPI, visto il suo peso e la precisione generale che lo contraddistingue. Con qualche accortezza potete anche impostare i tasti laterali per renderli "Sniper button". E all'occorrenza con il tasto DPI potete aumentare o diminuire il tutto. L'ho usato anche per qualche foto ritocco su Photoshop, per montare video su Premiere Pro, oltre che sui giochi più disparati.

Se è la prima volta che vi approcciate ai mouse leggeri potrebbe volerci un po' di tempo per abituarsi, ma c'è da dire che il mercato ora come ora offre dispositivi sempre più in linea con questo GHERO. Tutti gli altri ci metteranno pochissimo ad abituarsi, a patto di usarlo con la mano destra e di non essere mancini. Come vi dissi per le altre recensioni di mouse cinesi, se non avete problemi con marchi alternativi e sconosciuti in Europa, potreste aver trovato un prodotto molto, molto simile ai mouse gaming top di gamma di marchi blasonati a un prezzo decisamente più abbordabile.

L'ultimo aspetto da affrontare è l'autonomia. Il modello base, con la sua batteria da 300 mAh, arriva a circa 95 ore. Mi pare un risultato già ben più che accettabile. La variante PRO, che poi è quella che ho provato io, sale a 500 mAh e fino a 143 ore. In effetti per un bel po' di tempo potete scordarvi di ricaricarlo, ma considerate che usandolo a polling rate più alti si scarica anche prima. Il mouse è tranquillamente usabile durante la fase di ricarica, ma considerate che in modalità cablata il polling rate scende a 1.000 Hz. Il LED integrato nella rotella del mouse si illumina per segnalarvi l'esaurimento dell'autonomia.

Il nostro Incott GHERO viene dallo store MechKeys, che a listino ha fra l'altro anche tante tastiere meccaniche di qualità e altri accessori gaming e non. Permette pagamenti con PayPal e con tutti i principali circuiti di pagamento. Se è il vostro primo ordine potete usare il coupon MECHKEYS5 per ricevere il 5% di sconto sul prezzo del mouse (non sulla spedizione).

Il prezzo di Incott GHERO ammonta a 49,99$. Per la variante PRO dovete sborsare dieci dollari in più, arrivando quindi a 59,99$. Il ricevitore 8K da acquistare a parte viene a costarvi 16,99$. La spedizione, comprensiva di tasse (per cui niente dogana), ammonta a 10$. Scegliendo quindi il PRO con il ricevitore e inserendo il coupon MECHKEYS5 arrivate a un totale di 82$ circa, al cambio attuale 75€. Se vi accontentate del modello con batteria più piccola (che è anche più leggero) si scende a 66€ circa. Ecco: forse conviene avere un po' meno autonomia e scendere a 66€, in modo da renderlo più accessibile da un punto di vista economico.

Il sample per questa recensione è stato fornito da MechKeys, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario.

Ecco altri mouse alternativi e recensioni di modelli di marchi più blasonati che potrebbero interessarvi:

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Realme C63 arriva in Italia: quasi imbattibile sotto i 200 euro

Mon, 07/22/2024 - 12:33

Realme ha appena fatto una nuova mossa nel mercato italiano, lanciando un nuovo modello di fascia media che si candida a entrare tra i migliori modelli per rapporto caratteristiche / prezzo. Parliamo di Realme C63, andiamo a vedere le sue caratteristiche e prezzo di lancio.

Realme C63 arriva in Italia con una scheda tecnica molto interessante, soprattutto considerando che si tratta di un modello che arriva sul mercato a meno di 200 euro. Andiamo a vedere le sue caratteristiche tecniche al completo.

  • Display: 6,74" (1.600 x 720 pixel) HD+ IPS LCD con refresh rate fino a 90Hz, sampling rate da 180Hz, fino a 450 nits di luminosità di picco
  • Processore: UNISOC T612 Octa-Core 12nm
  • GPU: Mali-G57
  • RAM: 6GB / 8GB LPDDR4X
  • Storage interno: 128GB, espandibile fino a 2TB con microSD
  • Reti: Dual SIM (nano + nano + microSD)
  • Sistema operativo: Android 14 con realme UI
  • Fotocamera posteriore:
    • Principale: 50 megapixel, f/1.8, dimensioni del sensore da 1/2,5"
    • Profondità: non specificato
  • Fotocamera anteriore: 8 megapixeo, f/2.0, dimensioni del sensore da 1/4", FOV: 78°
  • Sicurezza: sensore d'impronte laterale
  • Audio: 3.5mm audio jack, speaker inferiore
  • Dimensioni: 167,26 × 76,67 × 7,74mm
  • Peso: 189g (Jade Green) / 191g (Leather Blue)
  • Connettività: Dual 4G VoLTE, Wi-Fi 802.11 ac (2.4GHz + 5GHz), Bluetooth 5.=0, GPS + GLONASS, USB Type-C
  • Batteria: 5.000mAh con ricarica 45W SuperVOOC

Insomma, dalla scheda tecnica intuiamo che Realme C63 fa sul serio. E anche dal punto di vista software ci sono delle chicche interessanti. Il dispositivo infatti può vantare le funzioni di Air Gestures e Rainwater Smart Touch, in precedenza disponibili solo sui modelli di fascia più alta.

Queste due funzioni si basano sull'analisi delle esigenze quotidiane degli utenti e consentono loro di utilizzare i dispositivi senza toccare lo schermo anche mentre svolgono altre attività. Ad esempio, Rainwater Smart Touch assicura un utilizzo fluido del dispositivo anche in condizioni di pioggia.

Sul fronte della qualità in chiamata, Realme C63 è dotato anche di riduzione del rumore delle chiamate AI e dell'apprezzata funzione Mini Capsule 2.0.

Realme C63 è disponibile in due colori, Leather Blue e Jade Green, e sarà disponibile a un prezzo early-bird a partire da 179,99 € per la variante 8GB+256GB fino a fine agosto. Trovate maggiori dettagli sullo store ufficiale dell'azienda cinese.

Se siete interessati ai prodotti Realme, allora troverete utili le guide e raccolte che trovate proprio qui sotto:

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RAM e modem: tutte le grandi novità di Pixel 9 Pro XL. Da un dispositivo in vendita

Mon, 07/22/2024 - 11:50

Continuano gli avvistamenti dei nuovi Pixel 9, che vi ricordiamo verranno annunciati il 13 agosto durante l'evento Made by Google. Questa è la volta di Pixel 9 Pro XL, le cui immagini apparse sul forum XDA confermano l'aumento di RAM a 16 GB, spazio di archiviazione di 256 GB, e un nuovo modem Exynos di Samsung. 

Non perdiamo tempo e scopriamo tutti i dettagli, oltre a ricordarvi la nostra selezione dei migliori telefoni Google sul mercato. 

Il nuovo Pixel 9 Pro XL sembra pronto per eseguire Gemini sul dispositivo. Le immagini, trapelate dall'utente pourelle di XDA che afferma provengano da un telefono proposto in vendita a un suo amico (sembra un po' articolata come spiegazione, ma prendiamola per buona), mostrano diversi dettagli interessanti. 

La schermata del bootloader rivela infatti che Pixel 9 Pro XL, nome in codice komodo, sarà dotato di 16 GB di RAM LPDDR5. Se il quantitativo di RAM è molto promettente, e dovrebbe garantire l'utilizzo di Gemini sul dispositivo senza intoppi, il tipo di RAM sembra non del tutto accurato.

Pixel 8 Pro infatti è dotato sì di 12 GB di RAM, ma di tipo LPDDR5X, più veloce ed efficiente, e immaginiamo che la serie Pixel 9 non faccia un passo indietro in questo senso. 

Immaginiamo che anche Pixel 9 Pro riceverà 16 GB di RAM, come Pixel 9 Pro Fold, mentre Pixel 9 secondo alcuni dovrebbe fermarsi ad "appena" 12 GB (comunque un passo avanti rispetto agli 8 GB di Pixel 8).

In ogni caso, la gestione dell'IA sul dispositivo è molto esigente in termini di RAM (problema che abbiamo avuto modo di confermare anche per gli iPhone).

Per quanto riguarda lo spazio di archiviazione, una precedente fuga di notizie ha indicato che la linea Pixel 9 2024 di Google partirà da 128 GB, ma è possibile che il modello oggetto del leak, Pixel 9 Pro XL, parta da 256 GB per essere all'altezza dell'indicazione "XL".

Il leak rivela un'altra novità ancora più importante, ovvero la presenza di un modem Exynos 5400. L'ultimo modem 5G di Samsung è fabbricato sul nodo EUV a 4 nm e basato su 3GPP Release 17 con supporto per la connettività satellitare e throughput massimo dei dati di 14,79 Gbps.

Immaginiamo che questo modem sarà inserito in tutta la serie Pixel 9. 

Siete appassionati dei dispositivi Pixel e del mondo Android in generale? Allora non perdetevi alcuni dei nostri approfondimenti dedicati, con trucchi e guide per facilitarvi la vita.

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Oura Ring 4 esce allo scoperto: come sarà il nuovo sfidante di Galaxy Ring

Mon, 07/22/2024 - 11:02

Il settore degli smart ring è sempre più in crescita, così come l'attenzione nei suoi confronti da parte del grande pubblico. Dopo il lancio di Galaxy Ring all'orizzonte ci sono nuovi prodotti. Oura Ring 4 è appena trapelato con il suo design.

Si parla di Oura Ring 4 dallo scorso anno, ovvero del successore di Oura Ring 3 che abbiamo conosciuto da qualche anno ormai. Il dispositivo non è ancora arrivato ufficialmente sul mercato, ma nelle ultime ore sono trapelati interessanti dettagli sul suo design.

Visto il contesto, Oura Ring 4 dovrebbe essere il nuovo rivale di Galaxy Ring. Se ne parla dallo scorso anno ma ancora non abbiamo date ufficiali per il suo lancio. In compenso, nelle ultime ore sono trapelate online interessanti informazioni e immagini.

Le foto che vedete nella galleria in basso mostrano come apparirà il nuovo smart ring di casa Oura. Queste immagini arrivano ai test per la certificazione che sono in fase di svolgimento, certificazione che sarà necessaria per commercializzare il dispositivo nei vari mercati.

Dalle immagini vediamo uno smart ring dal design abbastanza piatto, a differenza anche di quanto ha mostrato il profilo di Galaxy Ring. Non vediamo particolari sporgenze o protuberanze sul profilo dell'anello, e questo probabilmente gioverà alla sua vestibilità prolungata al dito.

Dalle informazioni relative alla certificazione, apprendiamo che l'azienda sta testando Oura Ring 4 nelle sue taglie 7, 9, 13 e 15. Non è escluso che non vi siano anche taglie più piccole e più grandi. I dispositivi in fase di test sono identificati da due codici OA11e OA12. Il primo dovrebbe essere Oura Ring 4 nelle taglie che abbiamo menzionato sopra, mentre ancora non si sa molto sulla seconda sigla.

I due codici potrebbero invece riferirsi alle opzioni di colore disponibili per Oura Ring 4. Sembrerebbe infatti che il dispositivo arriverà in una colorazione oro, definita Horizon commercialmente, e probabilmente una seconda colorazione Heritage. Un po' come è avvenuto per il suo predecessore Oura Ring 3.

Ma quando arriva Oura Ring 4? Ancora non lo sappiamo. Dopo un anno di rumor ancora non è stata definita una finestra di lancio. Non ci aspettiamo che ci sarà da attendere ancora molto, visto Oura Ring 3 è stato lanciato ormai nel 2021. L'azienda deve muoversi, nel 2021 gli smart ring erano mosche bianche, ora stanno diventando un nuovo trend.

Se vi state interessando agli anelli smart, allora troverete utili i link che trovate qui in basso che trattano l'argomento:

L'articolo Oura Ring 4 esce allo scoperto: come sarà il nuovo sfidante di Galaxy Ring sembra essere il primo su Smartworld.

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